# Aggiornamento: Non saranno rimpatriati i migranti che erano arrivati nei giorni scorsi da Palermo all’hotspot di Milo. Una vicenda che testimonia ancora una volta le difficoltà con cui le istituzioni, a tutti i livelli, stanno affrontando il fenomeno migratorio. Ieri erano stati 196 i migranti a cui era stato consegnato il foglio di via: un provvedimento di “respingimento differito” che li avrebbe dovuti portare prima all’aeroporto di Fiumicino, poi nel loro paese d’origine. Dopo le proteste, l’interessamento della prefettura c’è stato un repentino dietrofront: i migranti (provenienti da Gambia, Senegal, Nigeria, Burkina Faso e Pakistan) torneranno all’interno dell’hotspot di Milo per la valutazione delle istanze di protezione internazionale. Da lì verranno poi distribuiti presso i Centri di accoglienza straordinari.
# Aggiornamento. Il Comune di Trapani ha messo a disposizione dei migranti la Palestra sul Lungomare Dante Alighieri. Si tratta di un riparo per la notte in attesa di nuove disposizioni da parte della Prefettura. Associazioni e cittadini trapanesi, nel frattempo, si sono attivati per portare generi di conforto.
Nei giorni scorsi il Cie di Milo è ufficialmente diventato un hotspot. Una novità che nasce dalle nuove strategie dell’Unione Europea per far fronte ai flussi migratori e che prevede una selezione più rapida tra richiedenti asilo e migranti economici che finisce per accelerare le procedure di rimpatrio per questi ultimi. Come sta succedendo a Trapani, dove in queste ore 120 migranti hanno saputo che dovranno lasciare l’hotspot di Milo per tornare nei rispettivi Paesi. Inevitabile il malcontento da parte degli uomini e delle donne di varia nazionalità per i quali è stato decretato il rimpatrio immediato. I 120 migranti, arrivati a Milo da Palermo alcuni giorni fa, hanno quindi dato vita a una protesta in piazza Vittorio, per poi spostarsi nei pressi della stazione centrale. Attualmente è in corso un vertice in prefettura per decidere il da farsi.
Nei giorni scorsi il Coordinamento per la Pace di Trapani aveva assunto una posizione molto critica rispetto all’attivazione dell’hotspot di Milo, definito “simbolo di repressione e discriminazione”.