Alcamo: i giovani non fanno impresa con “Courage”

redazione

Alcamo: i giovani non fanno impresa con “Courage”

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mercoledì 23 Dicembre 2015 - 06:30

A sei mesi dalla conclusione del programma sulla cooperazione transfrontaliera italo-tunisina “Courage”, il tentativo per i giovani di creare attività innovative si è rivelato un flop

Non è nata alcuna start up dal percorso formativo d’impresa sociale organizzato ad Alcamo per mezzo di “Courage”, il progetto di cooperazione transfrontaliera italo-tunisina sugli incubatori sociali, che avrebbe dovuto aiutare i giovani delle due sponde del Mediterraneo a trasformare le loro idee in attività innovative. È probabile che all’inizio dell’avventura, i 21 aspiranti imprenditori della provincia di Trapani, selezionati attraverso un bando del Comune di Alcamo, si aspettassero un aiuto economico che gli avrebbe permesso di mettere in atto i propri progetti. Ma non è andata così. Infatti, con il progetto “Courage”, approvato il giorno della vigilia di Natale del 2012, l’ex giunta Bonventre decideva di partecipare ad un bando europeo sulla cooperazione transfrontaliera, insieme alla proloco di Castellammare del Golfo e l’ASP di Trapani, coinvolgendo come principale partner la Tunisia con le due Ong, APEL e UTSS (Unione Tunisina di Solidarietà Sociale). In tal modo, l’amministrazione otteneva un finanziamento di 390 mila euro (inizialmente aveva fatto richiesta per 500 mila euro) da spartirsi rispettivamente con i suoi “soci” per attivare quelle azioni volte a realizzare la formazione di personale esperto nel settore dell’innovazione sociale, mediante un network di help desk con il compito di fornire informazioni ed assistenza ai soggetti impegnati nella micro impresa.

Il 18 dicembre del 2013 viene costituito l’Ufficio Courage con lo scopo di “Rafforzare il tessuto associativo italo-

Lo sportello "Courage"

Lo sportello “Courage”

tunisino attraverso un approccio partecipativo mirante alla promozione di uno sviluppo locale sostenibile”. Questo era il proposito dell’iniziativa sulla cooperazione transfrontaliera che ufficialmente è partita il 23 dicembre 2013, data in cui è stato firmato il contratto di convenzione tra i due partners del progetto, con l’obbligo di destinare almeno il 50% dei costi eleggibili alla Tunisia. Nel giugno del 2014, ad Alcamo, viene mostrato il piano di sostegno alla cooperazione a livello associativo, da svolgersi contemporaneamente a Tunisi. Nello stesso anno, il progetto è presentato persino a Bologna per l’evento Smart City Exhibition 2014, manifestazione europea dedicata alle città e alle comunità intelligenti, dove sembra aver riscosso successo. “Investire, oggi, sul sociale e sull’innovazione può essere un connubio vincente per la crescita e lo sviluppo non solo del nostro paese” aveva affermato in quell’occasione l’ex sindaco Bonventre. Tutto sembra filare liscio e nel dicembre del 2014 viene pubblicato il bando di selezione di 25 giovani “Promotori di innovazione sociale”, un’attività di formazione imprenditoriale e coaching da articolarsi in 80 ore. Solo 21 giovani vi aderiscono, promuovendo idee singole o di gruppo, ciascuno formato da tre persone. Una pen drive, una biro e un block notes: sono questi i mezzi con i quali i giovani talenti devono immaginare di mettere su un’attività. Viene messo a loro disposizione anche un pool di esperti, pagati profumatamente. In totale, il comune spende oltre 100 mila euro. Purtroppo, le idee d’impresa non decollano. Nessun giovane italiano ha creato nuove attività a sei mesi dalla conclusione dell’iniziativa. “Bisogna chiederlo a loro perché non hanno creato una start up. Non c’è stato un corto circuito nostro. Non ci hanno creduto. Noi li abbiamo pasciuti per mesi e li abbiamo stressati”. È la risposta della coordinatrice del progetto, Agata Scandariato, alla nostra domanda sul perché il disegno di costituire imprese giovanili di carattere sociale non sia andato in porto. Anche il partner tunisino non è stato in grado di offrire ai propri allievi una reale opportunità di generare delle start up. Inoltre, la cooperazione sembra non essere mai decollata, dato che gli unici viaggi destinati ad un confronto sono stati quelli dei rispettivi responsabili del progetto, e solo 6 giovani tunisini su 28 hanno raggiunto il suolo italiano. Le conseguenze della “Primavera araba”, l’attentato del Museo del Bardo e un aumento delle cellule Isis in Tunisia, secondo la coordinatrice italiana, sarebbero all’origine dei mancati scambi tra gli aspiranti imprenditori tunisini e italiani. Inoltre, non è stato previsto alcun compenso per gli stages, effettuati solo da 4 dei nostri connazionali, di cui uno svoltosi al Parco suburbano di Alcamo e 3 presso lo Sprar.

Eppure, il progetto ha continuato ad essere osannato nei diversi eventi promossi dal comune anche dopo la conclusione dello stesso, il 24 giugno scorso, mediante varie iniziative culminate, lo scorso 17 dicembre, con la sottoscrizione di un protocollo d’intesa, approvato con delibera del Commissario Straordinario del Comune, Giovanni Arnone, fra i Comuni di Alcamo, Calatafimi Segesta e Castellammare del Golfo. Attraverso quest’atto, le suddette amministrazioni hanno preso l’impegno di attivare la “Rete Courage”, costituita da punti informativi aperti al pubblico sul territorio trapanese. Quindi, è stata espressa la necessità di non abbandonare il programma. Anzi, nell’aria c’è la volontà di partecipare ad un secondo finanziamento sulla cooperazione transfrontaliera, nonostante il primo tentativo non abbia sortito l’effetto desiderato, creando solamente occasioni per “l’esperto” già inserito nel mondo del lavoro. Sembra, inoltre, che gli enti locali producano reti già presenti sul territorio come, ad esempio, lo sportello d’informazione “Europe direct” sui bandi europei rivolto ai giovani. A questi ultimi si chiede spesso di lanciare nuove idee imprenditoriali, ma si finisce per lasciarli da soli di fronte alla permanente crisi economica. Per questo motivo oggi, più che mai, bisognerebbe esortarli a non demordere e ad avere ancora “Courage”…

Linda Ferrara

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