La mostra di pittura di Sal(vatore) Giampino – HABITUS/“L’identità naturalmente instabile” –, realizzata presso il “Convento del Carmine” (5-15 giugno 2015, Marsala), ha avuto come idea di fondo la resa in immagine dell’identità gender, la crisi dell’immobile dicotomia sessuale: “il maschile” aut “il femminile”. Successivamente (28-31 Ottobre 2015, “Convento del Carmine”, Marsala), alcune opere della mostra sono state esposte al “4° appuntamento del Workshop-Expo de IL FEMMINILE e L’IMMAGINARIO” di Alfredo Anania, psicoanalista e sostenitore della psicologia dinamica di ispirazione junghiana. Ma qui (per inciso, si ricorda) che alcune tele Sal(vatore) Giampino le ha esposte pure nella serata (20 agosto 2015, “2rocche”/Capo Boeo di Marsala) di arte e poesia “Erezione eretica. Insurrezione erotica”. Insieme c’erano anche le opere gender di Giacomo Cuttone, Peppe Denaro e Gerry Bianco. Quasi l’annuncio e l’inaugurazione di una linea pittorica che aspetta una prossima evoluzione. La serata, ormai è tempo, è stata organizzata autonomamente dal gruppo “Ong non estinti poetry”. La manifestazione ha fatto sì che gli sguardi delle immagini dell’arte e le immagini della parola poetica, interloquendo con il pubblico presente, si scambiassero reciprocamente gli intenti all’insegna del desiderio erotico e delle sue economie comunicative dirompenti. Il desiderio non è privo di logiche. Torniamo al pittore Giampino. Le sue opere HABITUS hanno senz’altro posto una serie di indicazioni (pittoriche e verbali) verso un’arte aperta ai temi del “trans”, della “teoria queer”, o delle identità che sfuggono all’individualizzazione identitaria. In Euriala e Nisa (presente al quarto appuntamento del Workshop-Expo), l’artista lascia leggere: «“ESSERE GAY NON È UNA SCELTA. È UN’ESSENZA NATURALE COME IL PROFUMO DI UN FIORE, O LA BREZZA DEL VENTO”». Qui la parola – “COME” –, supportando l’immagine (dall’impasto cromatico materico-sfumato e dai tratti de-bordanti che stimolano sia la vista che il tattile), rende esteriorizzato e esteticamente percepibile il “percettibile” del divenire-gay come il divenire-profumo di un fiore (che non è il profumo) o il divenire-brezza del vento (che non è il vento).
Il come diventa un habitus a guisa di un modello di transito chiasmatico immagine-parola. Anche il tratto pittorico sfumato – che della linea fa un bordo, e insieme limita e de-limita la configurazione della superficie delle tele – dà agio alla corporeità dei dipinti (che ha soggettivato-oggettivato la verità-gay), inducendo lo sguardo a guardare il come un transito; e fa sì che il modello HABITUS comunica allo spettatore che l’immagine pittorica è un co-variare continuo resoci dal medium schêma/schêmata/ habitus. Crediamo che lo stile del bordo, che non separa nettamente gli elementi della totalità del quadro, e il modello HABITUS che immagine e parola, significanza e loro aisthesis, siano due aspetti complementari per leggere-guardare i lavori del nostro pittore sul versante di una diversa politica dell’arte (dimensione comune agli amici pittori che l’hanno visto insieme nella serata alle “2rocche” del 20 agosto 2015). Ma, al 4° appuntamento del Workshop-Expo, S. Giampino è stato anche relatore documentato sulla manipolazione della figura femminile sfruttata dal mercato pubblicitario.
Antonino Contiliano