“Sono stati giorni difficili, sui quali ha pesato la fase particolarmente complessa che attraversa la Sicilia. Le nostre scelte sono state rivolte ad un solo obiettivo: dare risposte concrete ai siciliani. Alla luce di questo quadro, appesantito dalle difficoltà finanziarie della Regione, servivano decisioni forti: per questo abbiamo chiesto una svolta profonda con la nascita di un governo politico. E’ quello che volevamo“. Con queste parole, il segretario regionale del Pd Fausto Raciti ha sciolto la riserva espressa 24 ore prima, benedicendo – di fatto – la nascita del “Crocetta quater” nella sua versione riveduta e corretta. E’ bastato l’atteso passo indietro di Antonio Fiumefreddo, a cui si è aggiunto anche quello di Cleo Li Calzi, per restituire serenità ai vertici regionali dei democratici. Gli stessi che martedì pomeriggio, cinque minuti dopo l’annuncio del nuovo governo Crocetta avevano commentato “Siamo sicuri che si tratti di un errore” . Lo stesso presidente, del resto, si era subito dichiarato pronto a rivedere le sue scelte in modo da dare rappresentanza all’area vicina all’ex segretario Lupo, che adesso entra in giunta con Antony Barbagallo a cui viene assegnata la delega al turismo, in sostituzione della Li Calzi. Quella alle autonomie locali, per il momento viene trattenuta ad interim da Crocetta, in attesa di sciogliere gli ultimi nodi politici. Rasserenato il Pd, resta infatti da capire come tenere insieme il resto degli “scontenti” che in questi giorni si sono premurati di esprimere il proprio disappunto, dal gruppo Psi-Megafono alla Sicilia Futura del sempreverde Totò Cardinale.
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