Una lunga memoria di 29 pagine è stata depositata oggi dal Procuratore generale Nico Gozzo nell’ambito del processo che si sta celebrano davanti alla Corte d’Appello di Palermo e in cui il senatore Antonio D’Alì è imputato per associazione mafiosa.
Ripartendo dalla sentenza di primo grado che aveva parzialmente assolto il parlamentare trapanese dalle accuse mosse nei suoi confronti, decretando però la prescrizione per le vicende precedenti il 10 gennaio del 1994, Gozzo ha chiesto la riapertura dell’istruttoria dibattimentale, presentando una serie di richieste di acquisizione di atti, documenti, intercettazioni.
Secondo il pg, il politico trapanese avrebbe contribuito fattivamente “al sostegno e al rafforzamento di Cosa nostra, mettendo a disposizione dell’associazione mafiosa le proprie risorse economiche e, successivamente, il proprio ruolo istituzionale di senatore della Repubblica e di sottosegretario di Stato, nonché intrattenendo, sin dai primi anni Novanta, anche ai fini della ricerca e dell’acquisizione di sostegno elettorale e a fronte del richiesto appoggio, rapporti diretti o mediati con numerosi esponenti di spicco dell’organizzazione”.
Il magistrato ha inoltre chiesto l’audizione di Gianni De Gennaro, di monsignor Antonio Treppiedi e del collaboratore Antonino Birrittella al Presidente della Corte d’appello Patrizia Spina, che, a sua volta, ha fatto sapere che scioglierà la riserva su tali richieste nella prossima udienza, in programma il 6 novembre.
Tornando alle 29 pagine della memoria presentata da Gozzo, tra i passaggi cruciali c’è anche il presunto tentativo da parte di Antonio D’Alì di far trasferire da Trapani l’ex capo della squadra mobile Giuseppe Linares. Ed è proprio su quest’aspetto che il magistrato intende sentire l’ex capo della polizia Gianni De Gennaro. Nella relazione di Gozzo, l’esponente politico di Forza Italia è accusato di aver favorito “le aziende mafiose operanti nella provincia di Trapani nel settore del calcestruzzo, a detrimento dell’azienda confiscata Calcestruzzi ericina”. Nella memoria dell’accusa trova spazio anche la vicenda relativa al trasferimento del prefetto Fulvio Sodano, con riferimento alle dichiarazioni del collaboratore Antonino Birrittella, secondo cui D’Alì, utilizzando il suo ruolo di Sottosegretario agli Interni, si sarebbe adoperato per lo spostamento di Sodano, finendo per favorire gli interessi della criminalità organizzata.