La storia di Emiliano: “Io tetraplegico facevo 180 km per poter giocare a hockey. A Marsala non ci sono le possibilità”

Claudia Marchetti

La storia di Emiliano: “Io tetraplegico facevo 180 km per poter giocare a hockey. A Marsala non ci sono le possibilità”

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martedì 07 Luglio 2015 - 17:29

“Volevo creare un gruppo ma nella mia Città non c’è la consapevolezza neanche da parte delle associazioni del territorio”

Emiliano Zerilli è un cittadino marsalese di 41 anni, laureato in filosofia e scienze etiche all’Università degli Studi di Palermo. Ama fare sport, come in tanti del resto, ma Emiliano non ha la possibilità di praticarlo nella sua Città. Questo perché alcuni sport gli sono preclusi, come il basket, l’atletica, il ping pong, il nuoto. Emiliano può praticare solo un particolare tipo di sport, il wheelchair hockey, ovvero l’hockey in carrozzina elettrica. Emiliano è tetraplegico. Quando ci ha raccontato la sua storia, davvero non riuscivamo a comprendere il perché quest’uomo non potesse praticare delle attività sportive a Marsala. Ma la nostra probabilmente è una visione troppo ingenua e semplicista. Allora Emiliano così racconta: “Per 9 mesi sono andato a giocare nei Leoni Sicani, una squadra di Santa Margherita Belice. Ogni settimana facevo 180 km, andata e ritorno, ma lo facevo con passione ed entusiasmo. Poi mi son detto: perchè nella nostra città non esistono realtà simili? Sapevo che era una domanda pleonastica e ahimè conoscevo la triste risposta. Allora ho tentato di muovermi per cercare di crearla io una squadra a Marsala. Ho scritto un articolo ed ho anche trovato chi mi appoggiava, come il dottore Luca Galante dell’Ortopedia Rubbini e Riccardo Lembo, presidente del Rotary Club Marsala. Avevo creato un gruppo su Facebook, le “Pantere Lilibetane” ed era in programma una partita dimostrativa delle A.S.D Aquile di Palermo per fare conoscere l’hockey, ma è stata sempre rinviata senza capire bene il perché”. La difficoltà maggiore riscontrata nella realizzazione di questo progetto, viene da chi vive una disabilità e non conosce l’importanza dello sport nella loro vita. Ma le responsabilità sono anche e soprattutto delle società, associazioni ed enti che non infondono – o lo fanno troppo poco e in contesti non accessibili a tutti – la cultura delle attività sportive nei disabili, che in primis significa integrazione, mettersi in relazione con gli altri, condividere, mettersi in gioco, emozionarsi ed emozionare: “Chi guarda un disabile fare sport non vede il “poveretto” sulla carrozzina, ma vede un atleta – ci ha detto Emiliano – perché lo sport trascende la disabilità facendola diventare un qualcosa in più e non in meno. Quello che io chiedo è che mi sia data la possibilità di creare un gruppo di disabili convinti di voler almeno provare a fare hockey su carrozzina, quindi mi rivolgo a tutte le associazioni del territorio marsalese e non, contattatemi se volete iniziare questa avventura”. Per il vero anche l’Amministrazione comunale potrebbe adoperarsi per rendere fattibile questa stimolante realtà. Potete contattare Emiliano su Facebook o all’e-mail: emilianozerilli@alice.it.

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