La Grecia ha dato un contributo vitale alla nascita della nostra civiltà e oggi quella stessa civiltà la sta lasciando sempre più in balia dei suoi debiti. Domenica i greci hanno votato “oxi”, “no” al referendum che li ha visti protagonisti nella battaglia contro le imposizioni dell’Unione Europa. Adesso però arriva il bello. Le preoccupazioni della cancelliera Merkel sono più che comprensibili: la vittoria della Grecia è una sconfitta sia per la Troika che per l’intera UE, se fa un passo indietro, Angela si ritroverà con non pochi problemi, anche perché la Germania di debiti se ne intende. Principalmente di guerra, o almeno così ha rivendicato Tsipras. Insomma, a breve si aprirà una nuova rinegoziazione, un film il cui finale è stato già visto mille volte. La Bce finanzierà e riparerà i debiti greci? Si troverà un accordo sulle pensioni? Se tutto ciò non avverrà, se l’Europa non avrà questo potere – e non potrebbe permetterselo – la Grecia dovrà lasciare l’euro e ristampare la propria moneta, la dracma, che attirerà molto turismo – potendo contare su i flussi non solo nord europei ma anche stranieri – ma l’economia del Paese, per il resto, dovrà ricominciare da capo in uno scenario quasi apocalittico. Per il vero in Grecia in molti erano tornati alla terra, a produrre quanto necessario, a mettersi al riparo da un ciclone devastante. Ma questa potrebbe essere l’unica via possibile. Forse passata la tempesta, tornerà la quiete, così come la Grecia, se abbandonerà la moneta unica, ne rientrerà in un po’ di anni. Comunque il popolo greco ci ha insegnato come si vota, perché lo abbiamo dimenticato. Ed è votando in massa che si cambiano le sorti di un Paese. Certo è che “l’oracolo” Marx aveva previsto la morte “naturale” del capitalismo. E’ da qui che negli ultimi tempi – sia nell’ambito della letteratura che del Cinema – si sono sviluppate teorie post-apocalittiche molto interessanti: l’umanità divisa in sezioni, la terra alla base dell’economia, il baratto per la sopravvivenza, il tutto di tutti. Ne sono pienamente contenti gli esponenti del Movimento 5 Stelle la cui politica in Italia si basa sul “fuori dall’euro”, sul reddito di cittadinanza, sull’acqua pubblica. Altrettanto contenti quelli che certa stampa definisce “la sinistra radicale”, ovvero SeL, che è persino andata a solidarizzare con Tsipras. Certo, se nulla sono riusciti a fare in patria, provano all’estero a vedere se c’è una speranza anche per loro. Loro che rappresentano la morte della sinistra-sinistra italiana, che non riescono a staccarsi dalla coalizione guidata dal PD perché sarebbero morti già da tempo, mentre di contro votano taluni atti guardando di buon occhio i pentastellati. Comprensibile. Ai Sellini l’opposizione resta attraente come un’oasi nel deserto.
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