Meno male che Mimmo c’è…

redazione

Meno male che Mimmo c’è…

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lunedì 29 Giugno 2015 - 16:38

Il femminicidio è colpa delle donne che non amano i propri mariti”

Ogni forma di omosessualità è una perversione ed una depravazione

Queste frasi sono state pronunciate da due “neocatecumenali” sicuramente dopo chi si “fumaro l’incenso scaruto”. Se la prima ha avuto grande eco sui giornali, la seconda è cosa locale, sti ran bummulate ci scero ri mmucca, anzi dalle dita, dopo essersi incaniato contro Sua Cillenza il viscovo Domenico Mogavero, addirittura accusato dall’omofobo neocatecumenale di non conoscere la sua chiesa, mettendo in dubbio la “cattolicità” del prelato, colpevole di aver rilasciato un’intervista a Repubblica in merito al family day, nella quale Mogavero dichiarava “Credo che nonostante la grande partecipazione di piazza, sia oggi il tempo di una Chiesa diversa, che anzitutto dica dei “sì” e non vada sempre allo scontro”.

Mogavero, nel tempo, chistiane na fatto incaniare assae e tra loro ci sono anche nomi eccellenti, a partire dal l’ex premier Silvio Berlusconi chiedendone di fatto le dimissioni ai tempi del caso Ruby. Sta cosa, di fatto, gli ha scatenato contro qualche giornalista di Panorama che non esita a trovare “pila nall’ovo” per cercare di danneggiare l’immagine del vescovo. Mogavaro nel tempo si è costruito un ruolo forte, da leader, in una provincia dove la politica partorisce “pecciavettule”, è emerso lui, modo e piglio di chi ha le idee chiare e che se deve dire qualcosa di certo non ci gira ntunno, come quando vietò i funerali per Mariano Agate, boss Mafioso di Mazara del Vallo. Ma quannu mae un vescovo si pirmisi di parlare di mafia? Per la prima volta nella storia diocesana si inizia a far capire che mafia e chiesa sono incompatibili.

Apriti cielo quando il vescovo si pronunciò a favore del riconoscimento delle coppie di fatto: “Lo Stato deve rispettare e tutelare il patto che due conviventi hanno stretto tra loro. E la Chiesa deve accoglierle e accompagnarle pastoralmente senza emarginarle con l’etichetta di persone che vivono nel peccato”.

Non ha esitato a scontrarsi anche con i sindaci delle città più grandi della Diocesi, dando filo da torcere a chi, soprattutto nel sociale, amministrava all’acqua di rose, dando indicazioni chiare e facenno capire che i poveri non sono voti, ma persone con la loro dignità.

Le sue interviste fanno sempre scuscio e finiscono sempre sui quotidiani nazionali, ed ecco che Mogavero viene tirato pa tonaca dalla sinistra, dall’ala riformista della chiesa. Mogavero è comunicatore eccellente, tono sicuro e chiaro. Il gran pregio di sua cillenza è che oltre alla salvezza delle anime pensa anche ad una redenzione terrena del suo popolo, già perché se il vescovo è pastore, il popolo è il suo gregge e a riconoscerlo come leader non sono solo i cattolici, ma gli abitanti di un intero territorio, in un periodo storico dove si annaspa e le idee di chi dovrebbe governare su’ cunfusi e annacquate como u vino di matrimoni. In un periodo così, per fortuna che Domenico c’è e vene magari voglia di candidallo alla presidenza della Regione, piccato che un si po’ fare!

Pi’ finire tanto pi darici tanticchia di importanza, visto chi un su filao nuddro, rispunnemo al neocatecumenale omofobo locale con le stesse parole del suo vescovo (visto che fa parte di un movimento cattolico e che deve obbedienza al vescovo locale):

«I gay non sono malati da curare. Il Sinodo supera i pregiudizi ecclesiastici che riducevano l’omosessualità a perversione e pericolo pubblico. Al centro deve esserci sempre la persona». Oltre alla risposta un consiglio: “senti a mia un tu fumare chiù l’incenso, na bella Marlaboro e poi dritto dritto a cunfissariti”.

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