Al Convento del Carmine di Marsala si inaugura “Franco Sarnari. Addizioni e Sottrazioni”, sabato 20 giugno alle 18.30. Si tratta di una grande mostra antologica del pittore romano, in Sicilia dai primi anni Settanta. Cuore del percorso espositivo, ricco di sessanta opere, un nucleo di sei tele monumentali, tra cui una grande tela inedita del 1967 (300×450 cm), che apre la sala dedicata al ciclo dei quadri “Sull’amore”, e la grande opera “Geometrie del Cielo” (300×300 cm) del 2014. Nel catalogo della mostra, dopo la presentazione di Sergio Troisi, va segnalato lo studio critico del prof. David Gariff della National Gallery of Washington D.C., sull’intera opera dell’autore, condotto nel 2012 per la mostra “Fragments”, all’Italian Institute of Culture in Washington D.C.. L’Ente Mostra di Pittura Contemporanea “Città di Marsala”, offre un contributo storico al mondo dell’arte siciliana, con questa profonda indagine sull’opera omnia del maestro Sarnari. Un progetto nato grazie alla collaborazione con “Tecnica Mista”. In mostra le opere del periodo della formazione degli anni Cinquanta, le opere “Pop” dei primi anni Sessanta e i primi quadri “Sull’Amore”. Ben tre sale sono dedicate ai Frammenti “chiusi” e “aperti” degli anni Settanta, e poi gli SDP (Studi di Prospettiva), con diverse tele recenti inedite. Nella seconda ala del Convento, oltre lo splendido chiostro, le opere del ciclo “Cancellazioni”, con le grandi tele dedicate a Piero della Francesca, e poi gli studi di sottrazione su Millet, e le tele in omaggio a Tintoretto e Vermeer. Nelle ultime sale si trova l’area del ciclo dei “Neri”, attorno ai quali ruota tutta la più recente ricerca di Sarnari, dal grande “Il mare e l’orizzonte” del 2005 (218×200 cm), al gigantesco “Geometrie del Cielo” del 2014 (300×300 cm), per proseguire, tra dettagli di “Nero” puro, attraversando la serie dei “Controluce”, nella sala delle opere “A Monet e Pollock”, dove è protagonista il “Trittico Primavera”. Un lavoro, quello di Sarnari, che non si è mai distratto dalla ricerca pittorica, spostandosi dalla figurazione (nuova figurazione degli anni sessanta) ad una sorta di informale contemporaneo, rappresentato in mostra dall’ermetico ciclo intitolato “Neri”.
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