Capaci tutto l’anno

Vincenzo Figlioli

Punto Itaca

Capaci tutto l’anno

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sabato 23 Maggio 2015 - 09:42

Rieccoci. Come ogni 23 maggio, da 23 anni a questa parte, torniamo a riflettere dolorosamente sulla Strage di Capaci, una delle pagine più buie della storia repubblicana. Lo dobbiamo a Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rocco Di Cillo, Antonio Montinaro e Vito Schifano. Ma lo dobbiamo anche a noi stessi, a quel che siamo stati nei giorni immediatamente successivi alla Strage, quando scendevamo per le strade a chiedere verità e giustizia. E a quello che siamo oggi, mentre lottiamo contro la rassegnazione di un tempo che scorre veloce senza restituirci alcuna certezza su quel tragico pomeriggio, constatando come Capaci sia diventato l’ennesimo capitolo di un racconto a puntate, che comincia con la Strage di Portella della Ginestra e che è andato avanti negli anni, tra Trattative e zone grigie. Trascorso quasi un quarto di secolo, possiamo dire che non sono mancati i processi, né i libri, i convegni, le iniziative, le campagne di sensibilizzazione, i film, le canzoni.

La Strage di Capaci, come quella di Via D’Amelio, non è caduta nell’oblio. Ma al di là degli ergastoli che hanno colpito i capi e i killer di Cosa Nostra, sono ancora tanti i punti interrogativi sulle responsabilità istituzionali di chi, a vario titolo, contribuì a isolare Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, arrivando a pensare che le loro vite potessero essere sacrificabili. Nel frattempo, la lotta alla mafia è andata avanti a corrente alternata. In questi 23 anni, qualcuno ha combattuto davvero, qualcun altro ha fatto finta. C’è chi si è arricchito, accettando di fare da prestanome agli interessi criminali. E chi ha coperto, non si capisce in cambio di cosa, le latitanze di boss come Bernardo Provenzano (fino al 2006) e Matteo Messina Denaro. In attesa di capire cosa verrà fuori dal processo “Capaci bis”, ci auguriamo che le istituzioni non si fermino alle nuove norme anticorruzione, colpendo davvero al cuore l’economia criminale e i suoi rivoli, garantendo uomini e mezzi alle forze dell’ordine, consentendo ai magistrati di avere strutture e strumenti più efficaci per le loro indagini contro la mafia. Sarebbe il modo migliore per onorare la memoria di Giovanni Falcone, al di là delle commemorazioni e degli anniversari.

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