Il Marsala della vergogna

Vincenzo Figlioli

Punto Itaca

Il Marsala della vergogna

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mercoledì 25 Marzo 2015 - 17:17

C’era anche qualche bottiglia di Marsala sudamericano ne “L’angolo della vergogna”, allestito al Vinitaly di Verona. Uno stand in cui hanno trovato spazio anche alcuni esemplari di Chianti californiano, di Barbera bianco rumeno e di Kressecco tedesco. Nonostante le denunce degli ultimi anni, non si ferma il fenomeno della contraffazione di vini, liquori e spumanti made in Italy, che complessivamente comporta una perdita di circa un milione di euro ai nostri produttori. Argomento che, grazie a un’iniziativa della Coldiretti, ha trovato spazio nel corso della 49esima edizione del Vinitaly, conclusasi oggi.

“L’angolo della vergogna”, però, non dovrebbe far arrossire solo gli autori delle suddette imitazioni. Ma anche quegli organi di controllo che evidentemente fanno troppo poco per arginare il fenomeno. Il Ministro Martina, proprio a Verona, ha presentato i dettagli del protocollo firmato con eBay, la piattaforma online che conta 800 milioni di inserzionisti nel mondo e che adesso ha accettato di impegnarsi a rimuovere gli annunci in cui si riscontrano violazioni dei marchi Dop o Igp. Ma è evidente che bisognerebbe fare molto di più. In generale è stato infatti dimostrato che la contraffazione alimentare sia arrivata a un volume d’affari paragonabile a quella del traffico di stupefacenti, a fronte di sanzioni ben più limitate. Un piatto appetitoso, dunque, anche per le organizzazioni criminali, sempre attente a individuare, soprattutto in tempi di crisi, i settori in cui si registrano i più interessanti giri d’affari.

Al di là dei lustrini e delle paillettes, è anche sulla capacità di dare risposte adeguate a questo genere di problematiche che si giocherà la partita dell’Expo di Milano, dedicato proprio all’alimentazione. In caso contrario, ci ritroveremmo a fare i conti con l’ennesima occasione perduta per il Paese, più utile ad arricchire le tasche dei soliti “furbetti” che a promuovere lo sviluppo e un futuro sostenibile, come auspicano – almeno sulla carta – gli organizzatori.

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