La pioggia dell’Isis. E noi senza ombrello…

Vincenzo Figlioli

Punto Itaca

La pioggia dell’Isis. E noi senza ombrello…

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giovedì 19 Marzo 2015 - 18:09

Tagliano le teste, attaccano i templi della cultura, seminano il terrore nel mondo con i loro messaggi criptici, l’ultimo dei quali, definisce l’attacco al Museo dei Bardi di Tunisi “solo la prima goccia di pioggia”. Dall’Iraq alla Libia, passando per la Siria, i miliziani dell’Isis continuano a lasciare inquietanti segni di un progetto sovversivo di cui si fa ancora fatica a capire obiettivi e finalità. Come abbiamo già scritto in altre occasioni, non siamo di fronte a uno Stato che ne attacca altri, ma a un gruppo estremamente eterogeneo che conquista territori e prepara blitz mirati (Parigi, Copenaghen, Tunisi) che sembrano indirizzati principalmente ad alimentare il panico globale. E questo rende tutto più complicato per i Paesi che dovrebbero in qualche modo contrastare l’Isis, così come per le organizzazioni internazionali.

”Siamo sempre per la strategia del dialogo con tutti e a ogni costo”, ha detto condivisibilmente oggi il Vescovo di Mazara Domenico Mogavero a proposito dell’attacco di Tunisi. Per instaurare un dialogo proficuo, occorrono però volontà e interlocutori. Mai come adesso avremmo avuto bisogno dell’Onu. Ma le grandi potenze ne hanno ridotto all’osso il peso politico negli ultimi anni. L’Europa continua a non avere una politica estera comune, dimostrando di voler continuare a concentrare le sue attenzioni su questioni meramente monetarie. Gli Stati Uniti si sono spesso mossi in maniera controversa tra il Mediterraneo e il Medio Oriente. Dopo l’attentato alle Torri Gemelle, ci spiegarono che bisognava esportare la democrazia a suon di bombe. Il risultato è sotto gli occhi di tutti e, alla fine, le strategie di Bush e dei suoi governi sono servite solo ad arricchire i produttori di armi. Ma anche la grande occasione offerta dalla Primavera Araba è stata buttata al vento. L’incapacità di lettura mostrata dalla comunità internazionale ha finito per favorire i gruppi fondamentalisti, contribuendo a produrre la situazione che adesso ci ritroviamo ad affrontare. L’impressione è che al momento non ci sia alcuna strategia di contrasto ai tagliatori di teste. E che di fronte alla pioggia minacciata, non ci presentiamo neanche con uno straccio di ombrello.

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