Processo “Eden”, i pm della Dda hanno invocato condanne per tutti gli imputati
In totale 51 anni e quattro mesi di reclusione sono stati chiesti dai pm della Dda Carlo Marzella e Paolo Guido che hanno invocato condanne per tutti i cinque imputati del troncone del processo, in corso davanti il Tribunale di Marsala presieduto dal giudice Gioacchino Natoli, scaturito dall’operazione antimafia “Eden” – del 13 dicembre 2013 –. Gli imputati sono Anna Patrizia Messina Denaro, Francesco Guttadauro rispettivamente sorella e nipote del latitante ritenuto il boss di Cosa Nostra, e Antonino Lo Sciuto, tutti e tre accusati di associazione mafiosa. Alla sbarra anche Vincenzo Torino, accusato intestazione fittizia di beni e Girolama La Cascia, imputata di favoreggiamento per false dichiarazioni al pubblico ministero. Ad Anna Patrizia Messina Denaro sono contestati anche il reato di estorsione ai danni di Girolama La Cascia (70mila euro tramite tre assegni. Si tratta di una quota dell’eredità di Caterina Bonagiuso, madrina di Anna Patrizia, nonché ricca proprietaria terriera castelvetranese) e di tentata estorsione ai danni di Rosetta Campagna (altra erede della anziana possidente) e del fratello Vincenzo Campagna. Per la sorella di Matteo Messina Denaro i pm hanno chiesto una condanna a 16 anni di reclusione. La pena maggiore, a 18 anni, è stata invocata per Francesco Guttadauro, ritenuto dai pm il nipote preferito del boss. Una condanna a 13 anni è stata chiesta per Antonino Lo Sciuto, tecnico della Bf, ditta della famiglia Filardo del quale i pm hanno evidenziato la “mafiosità della condotta”. Una condanna a tre anni è quattro mesi è stata chiesta per Vincenzo Torino – accusato di intestazione fittizia – . Secondo i pm era gestore di una parte dell’oleificio “Fontane D’oro”. “La società – ha detto Guido – era stata sequestrata nel 2009, le scelte venivano svolte da Vincenzo Peruzza e Torino, ma dietro di loro c’era Franco Luppino. Non c’è dubbio sul fatto di reato”. La pena di un anno è stata chiesta per Girolama La Cascia. All’udienza, tra il pubblico, erano presenti esponenti di Libera, tra cui il coordinatore provinciale Salvatore Inguì e il referente regionale Umberto Di Maggio.