Gent.mo Direttore,
Le scrivo in merito alla vicenda giudiziaria conclusasi in questi giorni con la mia parziale condanna e alla quale è stato dato ampio spazio sulla sua testata.
Ho sempre avuto e continuo ad avere rispetto e fiducia nell’operato dei Giudici e della magistratura, ciò non toglie che io ritenga profondamente ingiusta la mia condanna: io non ho mai estorto danaro, non l’ho neppure chiesto, io mi sono limitato a contattare gli avvocati dei vip citati nel libro di Lea di Leo ai quali ho avanzato “proposte commerciali”.
Non riesco a comprendere come sia possibile che la mia condotta -che è sempre stata identica- sia stata ritenuta lecita in taluni casi: Dallan, Battaglia, Reginaldo e Squarcia (tentate estorsioni per le quali il Tribunale mi ha assolto con formula piena) ed illecita in altri (Fabio Galante e Matteo Branciamore).
Evidentemente la “realtà” che finisce nei processi non sempre corrisponde a quella “reale” come non corrisponde a quella televisiva.
Le riporto una frase che mi ha colpito molto e che ha pronunciato, durante la sua deposizione, il giornalista Giorgio Squarcia “Io con il montaggio posso fare tutto, io posso far vincere il Premio Nobel ad Aleci per la pace o posso farlo andare in galera … Tutto dipende da come viene montato”
Per concludere vorrei pubblicamente ringraziare la mia famiglia, il mio avvocato e tutte le persone che in questi anni mi sono state vicine e hanno creduto nella mia onestà, è proprio per loro che continuerò a lottare con l’assoluta certezza di riuscire, prima o poi, a dimostrare la mia innocenza.
“In generale la giustizia è uguale per tutti, perché è utile nei rapporti sociali; ma in casi particolari, e a seconda dei luoghi e delle condizioni, risulta che la stessa cosa non è giusta per tutti”. (Epicuro)
Giuseppe Aleci