“La piramide di fango” di Andrea Camilleri

Audrey Vitale

“La piramide di fango” di Andrea Camilleri

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venerdì 01 Agosto 2014 - 14:38

Ho appena finito di leggere l’ ultimo libro di Andrea Camilleri che la casa editrice Sellerio  ha pubblicato all’inizio di questa strana estate di poco sole e di maltempo. Sembrano azzeccarle tutte perché la ventiduesima indagine del commissario Montalbano ha come cornice un clima di pioggia e fango e infatti il libro s’intitola “La piramide di fango”. Al di la delle classifiche,delle critiche più o meno  benevole bisogna dire che ancora una volta l’anziano scrittore siciliano ha colpito nel segno. Non a caso ho utilizzato l’ aggettivo anziano,perché,c’era da aspettarselo,il commissario Montalbano mostra una certa stanchezza nel condurre le indagini,non vede l’ ora di raggiungere l’amata Livia che si trova in un periodo di lieve depressione ed  e’ li li per abbandonare le indagini per raggiungere la sua amata a Boccadasse. Il romanzo presenta tutte le caratteristiche di quello che ormai potremmo chiamare il genere Montalbano. L’incipit ancora una volta si svolge in quella parte ambigua della giornata che è il dormiveglia. Montalbano questa volta addirittura sogna ciò che da li a poco accadrà ,la scoperta di un cadavere in un cantiere per la costruzione di una condotta idrica che darà inizio alla ventiduesima indagine del commissario Montalbano  . L’intreccio ancora una volta si basa su vicende che chi vive in Sicilia conosce,perché appartengono a una cronaca ripetuta al malaffare degli appalti pubblici dove quasi sempre esiste lo zampino della mafia. I luoghi del racconto sono sempre gli stessi Montelusa ,Sicudiana insomma i nomi d’arte che da sempre ha voluto dare alle terre dove l’autore  è nato e cresciuto,la provincia di Agrigento ,in particolare Agrigento  e Porto Empedocle. Lo schema dei personaggi è sempre quello,squadra vincente non si cambia,il già citato Montalbano,Mimi’ Augello vice commissario fimminaro, Fazio arguto e fedele ispettore e il mitico Catarella. Assieme alla squadra titolare si aggiungono una serie di personaggi fittizi utili all’intreccio. Non mancano omicidi, depistaggi di indagine,colpi di scena che ad una attenta lettura hanno poco di originale ,assomigliano molto a vicende raccontate in romanzi precedenti. Tuttavia mi sento di dire che questo è un libro assolutamente da leggere e il suo massimo pregio consiste nella lingua ormai dopo tanti titoli decisamente collaudata. Possiamo parlare tranquillamente di lingua letteraria dove Andrea Camilleri è riuscito a superare i modelli che sicuramente in questi anni di Montalbano lo hanno ispirato: Verga,Pirandello,Sciascia . La lingua di Montalbano sembra una lingua viva,lo dimostra l’ appassionata fedeltà di centinaia di migliaia di lettori non siciliani dimostra nei confronti di questa scrittura. Il lessico che risulta ostico perfino a un siciliano, c’ è da chiedersi secondo quale alchimia possa affatare così tanti lettori?  Termini come ammuccare,sfunnapedi e via dicendo che non appartengono più alle forme dialettali che tutti noi siciliani pratichiamo nella maniera del sermo familiaris e vulgaris ci spingono a riflettere sull’importanza della lingua di Camilleri che ha il valore della memoria il significato di una cultura,letteratura e filosofia cui i grandi autori siciliani che prima abbiamo menzionato non si sono mai sottratti.

Vincenzo Piccione

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