Nei giorni scorsi il consiglio comunale di Petrosino non ha approvato il “Regolamento comunale per l’installazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili”. E’ noto infatti che la legislazione nazionale il D.lgs. n. 387/03, recependo la normativa comunitaria quadro che privilegia la produzione di elettricità dalle fonti rinnovabili, ha previsto l’ubicazione degli impianti anche in zone agricole a condizione che si tenga conto delle disposizioni in materia di sostenibilità nel settore agricolo con particolare riferimento alla valorizzazione delle tradizioni agroalimentari locali, alla tutela della biodiversità e non si arrechi pregiudizio al patrimonio culturale e paesaggistico locale. Facendo tesoro di queste prescrizioni normative, il Comune di Petrosino, primo comune in Sicilia, ha provato a dotarsi di uno strumento regolatore per scongiurare il pericolo che, in assenza di piano, gli impianti di produzione di energia ed in particolar modo gli impianti mini eolici possano essere disseminati nel piccolo territorio comunale in maniera selvaggia e con grave danno per il paesaggio. E a tal fine il regolamento esclude infatti l’ubicazione degli impianti nei centri abitati, nelle aree di interesse architettonico e paesaggistico quali son le zone ZPS , SIC e Ramsar. “Riteniamo – scrive il presidente di Legambiente Marsala-Petrosino, Maria Letizia Pipitone – che sia un buon piano perché, nel rispetto delle leggi, promuove la produzione di energie rinnovabili nel rispetto dell’ambiente. Da anni infatti Legambiente si batte perché la regione Sicilia si doti di uno strumento regolatore che scongiuri nell’intero territorio dell’isola ciò che in piccolo potrebbe accadere nei comuni e cioè la proliferazione selvaggia di mini impianti senza alcuna finalità nobile, ma meramente speculativa .Invitiamo pertanto il Consiglio Comunale di Petrosino a discutere il piano, a migliorarlo, facendo proposte, e a motivare le ragioni del suo dissenso. Riteniamo che eventuali dissapori di natura politica, interne alle forze politiche rappresentate nel consiglio, non possano e non debbano privare la comunità di un indispensabile strumento regolatore della materia”.
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