Quel che resta di Sel

Vincenzo Figlioli

Punto Itaca

Quel che resta di Sel

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martedì 03 Giugno 2014 - 11:21

C’era una volta un partito che sembrava destinato a rifondare la sinistra italiana a colpi di lotte civili e narrazioni eleganti. Adesso Sinistra Ecologia e Libertà è diventato un gigantesco rebus, sospeso tra le istanze di chi vorrebbe tornare a un’alleanza di centrosinistra con il Pd e chi si accontenta di esultare per la vittoria di Tsipras in Grecia, preferendo la logica della testimonianza. In attesa che i dirigenti decidano cosa fare da grandi, gli elettori, comprensibilmente, guardano altrove. Soprattutto in provincia, dove molti tra coloro che negli anni scorsi votarono per Sel, hanno finito per spostare i propri consensi verso il Pd e il Movimento Cinque Stelle. Esemplare, a tal riguardo, il caso della provincia di Trapani. Dalle nostre parti, la Lista Tsipras si è fermata al 2.44%, finendo dietro persino a Fratelli d’Italia, nonostante questo territorio fosse stato addirittura gratificato con la nomina dell’alcamese Massimo Fundarò a coordinatore regionale. L’impressione è di un patrimonio (piccolo, ma significativo) che è stato dilapitato nel giro di due anni. A Marsala, fino al 2012 Sel poteva contare su un rappresentante in Consiglio comunale (Lillo Gesone) e uno alla provincia (Ignazio Passalacqua), influiva sul dibattito cittadino e, alle ultime amministrative, riusciva a raccogliere più di duemila voti. Oggi la lista Tsipras (che unisce il partito di Vendola, Rifondazione e Azione Civile di Ingroia) arriva a 422 preferenze con l’1.73% dei consensi. A Petrosino, due anni fa, si festeggiava l’elezione di Gaspare Giacalone con la benedizione personale di Vendola. Oggi la Lista Tsipras raccoglie la miserie di 25 preferenze. Persino ad Alcamo, città del coordinatore regionale Fundarò, si raggiunge a stento il 2%. Sui social network, nel frattempo, molti dirigenti trapanesi fanno capire di aver dovuto subire scelte che non hanno condiviso e lasciano intendere di essere pronti a lasciare il partito. L’impressione è che gli spazi d’azione ci sarebbero anche dalle nostre parti per un soggetto politico a sinistra del Pd, diverso dal Movimento Cinque Stelle. Perché mai come in questi anni temi come il lavoro, la lotta alla mafia, il disagio sociale, la fuga dei cervelli, l’immigrazione, meriterebbero attenzione e rappresentanza politica. Ma per riuscirci, i dirigenti dei partiti e dei movimenti che hanno dato vita alla lista Tsipras dovrebbero capire che bisognerebbe dedicare qualche ora meno ai cenacoli letterari e qualche ora in più a incontrare i disoccupati, i precari, i nuovi poveri. Magari si imparerebbe qualcosa di nuovo e alle elezioni si apparirebbe più credibili.

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