Crisi idrica in Sicilia
Marsala – Un augurio che diventa denuncia e richiesta politica. In un comunicato diffuso da Marsala il 30 dicembre 2025, l’associazione “I Guardiani del Territorio” rivolge un “Buon 2026” ai contadini siciliani, ma avverte che non può essere un augurio “rituale”. Al centro del testo c’è la crisi idrica in Sicilia, indicata come una condizione “devastante” e, soprattutto, non casuale: secondo l’associazione, l’acqua “non manca per fatalità”, ma per responsabilità politiche e per l’assenza di programmazione, infrastrutture e visione agricola.
Il documento descrive uno scenario definito “drammatico”: campi assetati, vigneti che muoiono e aziende che chiudono. Una situazione che, nella lettura dei Guardiani, porta agricoltura e vitivinicoltura “sull’orlo del collasso” e che avrebbe dovuto essere affrontata da tempo.
“Interventi di facciata”: la critica alle scelte regionali
Nel comunicato si punta il dito contro la politica regionale, accusata di voltarsi dall’altra parte e di presentare come misure a favore dell’agricoltura provvedimenti che “nulla hanno a che fare con la produzione agricola”. Vengono citati, in particolare, la stabilizzazione dei lavoratori dell’ESA e l’aumento delle giornate per gli operai forestali: secondo l’associazione, queste decisioni non salverebbero “un solo ettaro coltivato”, non porterebbero “una goccia d’acqua nei campi” e non garantirebbero reddito a chi produce cibo.
Per i Guardiani del Territorio, continuare a presentare tali misure come politiche agricole sarebbe “una mistificazione inaccettabile”, perché non inciderebbe sul cuore dell’emergenza: acqua, costi, mercato e sostegno concreto alle aziende.
“Contadini soli, ma resistono”: il ruolo dei custodi del territorio
Il testo insiste su un altro passaggio: l’isolamento degli agricoltori. “I contadini siciliani sono stati lasciati soli”, si legge nel comunicato, “soli davanti ai costi fuori controllo, soli davanti ai mercati in crisi, soli davanti alla siccità, soli davanti a una burocrazia ostile”. Nonostante tutto, però, “resistono”.
L’associazione li definisce “contadini eroi” e li indica come “veri custodi del creato”, cioè un argine contro abbandono delle campagne, dissesto idrogeologico e desertificazione economica e sociale, soprattutto nelle aree interne dell’Isola.
Il richiamo al riconoscimento UNESCO e l’accusa di indifferenza
Nella nota viene richiamato anche un elemento di contesto che, per i Guardiani, rende ancora più evidente il silenzio della politica: il valore del lavoro contadino oggi sarebbe riconosciuto anche a livello internazionale, con la “Cucina Italiana” valorizzata dall’UNESCO come patrimonio fondamentale dell’umanità. Un riconoscimento che, secondo l’associazione, “smentisce clamorosamente” l’indifferenza delle istituzioni regionali verso chi produce cibo di qualità legato ai territori e ai saperi agricoli.
Avanzo di bilancio e “manovra storica”: la richiesta su Schifani
Il comunicato cita poi l’annuncio del presidente della Regione Renato Schifani secondo cui la Sicilia disporrebbe nei prossimi mesi di 2,5 miliardi di euro di avanzo di bilancio per una “manovra storica”. Per i Guardiani, questo annuncio rappresenta un passaggio decisivo e una “prova di verità politica”.
La posizione è netta: non sarà storica una manovra che ignorerà l’agricoltura siciliana; non sarà storica se non affronterà strutturalmente l’emergenza idrica; non sarà storica se non investirà direttamente su chi lavora la terra e produce valore reale.
Le richieste: infrastrutture idriche, sostegno alle aziende e reddito
L’associazione chiede che una parte significativa delle risorse venga destinata a quattro priorità indicate nel comunicato:
- infrastrutture idriche e gestione dell’acqua;
- sostegno immediato alle aziende agricole e vitivinicole;
- difesa del reddito dei contadini;
- tutela di chi garantisce cibo, paesaggio e sicurezza del territorio.
In caso contrario, il Governo regionale – secondo i Guardiani – dovrà assumersi “fino in fondo” la responsabilità politica e morale del declino agricolo della Sicilia.
“Il 2026 anno della rottura”: il messaggio finale
Il testo si chiude con un invito a una svolta: il 2026 deve essere “l’anno della rottura” con politiche di facciata e ipocrisia istituzionale. Il messaggio viene riassunto in una sequenza di affermazioni: senza acqua non c’è agricoltura, senza agricoltura non c’è economia reale e senza contadini “la Sicilia perde il diritto di chiamarsi terra”.
Il comunicato è firmato dall’associazione “I Guardiani del Territorio”.
Commento della redazione. L’appello riporta al centro un tema strutturale che incrocia economia, paesaggio e tenuta sociale: l’acqua. Il 2026, come chiede l’associazione, dirà se alle denunce seguiranno scelte capaci di intervenire sulle cause e non soltanto sugli effetti.
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