Autonomia distretti socio-sanitari
Trapani – Autonomia distretti socio-sanitari: il tema infiamma il dibattito politico siciliano mentre la Regione, secondo l’opposizione, piange lacrime di coccodrillo e lascia senza servizi i cittadini più fragili. Il deputato trapanese del Partito Democratico, Dario Safina, punta il dito contro il governo Schifani, colpevole – a suo dire – di ignorare da mesi un disegno di legge che darebbe ai distretti socio-sanitari la personalità giuridica necessaria per spendere i fondi e garantire assistenza capillare.
Perché serve l’autonomia ai distretti socio-sanitari
L’attuale assetto lega i distretti al Comune capofila: se quell’ente è in dissesto o non approva il bilancio, l’intera macchina si ferma. Safina ricorda casi limite in cui i fondi regionali restano congelati mentre i servizi per minori, anziani e disabili si interrompono. Nel disegno di legge Pd, già incardinato in Commissione Sanità all’Assemblea Regionale Siciliana, l’autonomia distretti socio-sanitari permetterebbe di aprire propri conti correnti, assumere personale e firmare contratti senza passare dal Comune. Così, sostiene il deputato, si ridurrebbero burocrazia, ritardi e sprechi.
Scontro politico: accuse e responsabilità
Secondo Safina, l’assessore regionale alla Famiglia, Nuccia Albano, ha inviato una direttiva che minaccia di bloccare i finanziamenti se i distretti non rispettano le scadenze. “È ipocrita e offensivo — attacca — prendersela con gli uffici locali e ignorare che i Comuni capofila, spesso in dissesto, non possono nemmeno cofinanziare i progetti”. Uno scenario confermato dai rilievi dell’Assessorato Regionale della Famiglia, che certificano gravi ritardi nell’utilizzo di fondi destinati alle politiche sociali.
Cosa prevede il disegno di legge Pd
Il testo proposto dai democratici introduce autonomia gestionale e contabile. Ogni distretto avrebbe un direttore, un’area amministrativa autonoma e un collegio dei revisori. Si eviterebbe la frammentazione attuale e si creerebbe una “centrale di spesa” unica per progetti rivolti a infanzia, disabilità e non autosufficienza. “Basta con i meri aggregati burocratici privi di risorse umane”, incalza Safina, che chiede al governo di portare il ddl in Aula entro l’estate.
Effetti concreti per i cittadini
Con l’autonomia distretti socio-sanitari le famiglie potrebbero contare su tempi certi per l’attivazione di assistenza domiciliare, educativa e socio-assistenziale. I pagamenti agli operatori sociali sarebbero più rapidi, si ridurrebbe il turn-over del personale e si attrarrebbero professionisti qualificati. Persone fragili avrebbero così progetti personalizzati, evitando ricoveri impropri e costosi.
Il nodo delle risorse e del personale
Al problema normativo si somma quello economico. Molti distretti ricevono fondi ma non riescono a impegnarli prima della scadenza. La Corte dei Conti ha più volte segnalato restituzioni di milioni di euro a Bruxelles. Per Safina, l’autonomia è l’unico rimedio: “Con bilanci propri, i distretti potranno programmare gare, assumere assistenti sociali e stipulare accordi con il terzo settore”. Anche l’ANCI Sicilia valuta positivamente la riforma, chiedendo però un accompagnamento formativo ai funzionari.
Le reazioni del governo Schifani
Fonti vicine a Palazzo d’Orléans fanno sapere che la maggioranza “sta studiando” il ddl Pd, ma priorità e calendario parlamentare dipendono da un’intesa più ampia. Intanto l’assessore Albano replica accusando i distretti di “mancata rendicontazione”, mentre il governatore Renato Schifani promette controlli serrati. Safina ribatte: “Controlli sì, ma con strumenti adeguati. Senza riforma, restano solo scadenze e sanzioni”.
Prospettive e prossime tappe
La Commissione Sanità riprenderà l’esame del testo a luglio. Se il governo darà il via libera politico, l’iter potrebbe chiudersi entro l’autunno, consentendo ai distretti di operare in regime autonomo già dal 2026. Per l’opposizione, un passaggio decisivo che mostrerebbe ai siciliani istituzioni capaci di risolvere, non di accusare.
In bocca al lupo.