Creare nuove opportunità per il territorio, svincolarsi dall’immobilismo politico e istituzionale, fermare “la fuga” dei giovani trapanesi in altre regioni o all’estero, raccogliere competenze e professionalità per costruire un nuovo futuro per la città di Trapani: in una parola “RiGenerare”. Questi gli obiettivi dell’associazione politico – culturale Drepanensis, che raccoglie l’energia e la professionalità di alcuni 20enni, 30enni e 40enni trapanesi che vivono in città ma anche all’estero. Ieri, all’interno del polo culturale San Rocco è stato presentato il movimento. L’evento è stato molto seguito anche sui social, ed è stato arricchito da diversi interventi alcuni tramite skype da Toronto, Firenze e Ginevra.
“Drepanensis nasce in parte sulla scorta di un momento emotivo forte – ha detto Paolo Salone – quello che è accaduto durante le scorse amministrative, che hanno evidenziato una forte difficoltà della politica locale con la conseguenza del commissariamento. Momenti che oggi viviamo in maniera drammatica, con la crisi dell’aeroporto, il problema dei rifiuti e tante altre difficoltà… in quel momento ci siamo ritrovati e abbiamo immaginato un futuro diverso per questo territorio, cercando di dare un contributo fattivo. Oggi la città non ha riferimenti, c’è un grosso vuoto, in questo momento manca l’idea di un futuro. Trapani oggi è in una fase di grossa crisi di identità e sicuramente le responsabilità di tutto ciò non è da attribuire alle nuove generazioni. Abbiamo cominciato ad immaginare un nuovo manifesto per combattere lo status quo, per poter provare a ridare la possibilità di scelta alle generazioni che ci succederanno. Abbiamo immaginato di costruire un’alleanza generazionale, di costruire un rapporto fra chi è rimasto, e nel proprio piccolo cerca di fare il possibile, e chi vive fuori, e spesso riesce a fare carriera e a mettere a disposizione importanti esperienze competenze, conoscenze e professionalità. Noi vogliamo trasformare e costruire: invertendo il flusso migratorio nel territorio e proponendo un progetto amministrativo diverso, con l’obiettivo anche di incidere nella vita politica della città. Ci siamo organizzati, abbiamo diviso le varie competenze e abbiamo individuato alcuni temi prioritari da affrontare. Solitamente si parla di ‘metterci la faccia’ noi preferiamo ‘metterci la testa’ “.
” Sono contento che questo luogo (Polo San Rocco, ndr) faccia da crocevia per questo genere di incontri – ha detto Don Liborio Palmeri – questa città è straordinaria, però so che è molto difficile lavorarci. Il mio è un invito ad amarci, a dialogare, altrimenti non potremo mai costruire qualcosa di importante. Se le generazioni “si rigenerano”, devono rigenerarsi anche le relazioni, i luoghi, le strade, gli spazi urbani, che sono proiezioni della comunità. Viviamo in un luogo di estrema bellezza, che dobbiamo però riscoprire, operando prima un cambiamento interiore”.
“Il Farm Cultural Park è nato da un’esigenza di migliorare Favara per noi stessi, per le nostre figlie e per tutti quelli che ci vivono – ha detto Andrea Bartoli – questo progetto ci ha complicato la vita ma ci ha dato l’opportunità di fare cose straordinarie costruendo luoghi fondamentali per aggregare comunità. Complimenti agli ideatori di Drepanensis, ci troviamo in un ‘polmone urbano’ come il centro San Rocco, per progettare il futuro di una città”.
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Fra gli interventi anche quelli di Giacomo Augugliaro, che vive a Mosca da diversi anni: “proprio in una grande città come Mosca ho riscoperto l’orgoglio di essere trapanese, sono la prova evidente che tutto può accadere, basta avere una mente ospitale”.
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