Sono stati giorni difficili. Alla fine però i consiglieri ce l’hanno fatta: il bilancio di previsione è stato approvato. Noi alziamo per primi la mano, e se abbiamo colto nel segno la alzino anche i consiglieri comunali, non si è capito molto dal punto di vista tecnico. Siamo stati sommersi da dati e terminologie per addetti ai lavori. Il vice sindaco Agostino Licari, sia detto senza ironia alcuna lui sa che lo stimiamo, ha illustrato con una serie di interventi determinati passaggi con dovizia di particolari che solo chi conosce la materia sa fare. I tecnici del comune hanno fatto il resto. Settimane di polemiche, giorni di viva “sofferenza” e poi in aula l’atto è stato esitato senza alcun emendamento. Proprio come lo aveva predisposto l’amministrazione. Allora c’era bisogno di tante polemiche? Evidentemente il bilancio è stato scelto come definitivo terreno di resa dei conti tra la maggioranza e la …maggioranza. Ne abbiamo sentite tante. Ci scusiamo se ne citeremo, per motivi di spazio e anche di noia, soltanto alcune. Un consigliere si è detto finalmente libero da vincoli di maggioranza e ne ha approfittato, uscendo dalla prigione politica in cui si era collocato, per attaccare la sua amministrazione. Il presidente del consiglio è stato accusato di essere il regista (ma di cosa non si è capito bene, o forse si è compreso troppo bene) e abbiamo anche visto un consigliere di maggioranza sventolare un foglio contenente la mozione di sfiducia al sindaco se si fosse azzardato a nominare un tale assessore sgradito al suo gruppo. Alberto Di Girolamo ha replicato come ha voluto o potuto. Di certo prendendo atto che la sua maggioranza non esiste più. Era ora. Adesso il sindaco ha tre opzioni (secondo noi, ma magari ce ne sono altre oppure nessuna). Azzerare la giunta, trasformarla in tecnica nominando alcuni esperti dei vari settori e presentarsi in Aula consiliare per cercare di ottenere una specie di “fiducia”. Questa soluzione prevede anche una certa presa di distanza dal suo partito, il Pd, che certamente in questi anni non lo sostenuto come avrebbe voluto. Per tutte gli schiaffoni sferratigli sotto il nome di Marsala Schola e la commissione di indagine sulla spese non sostenute o sposate altrove relative alle opere pubbliche dello scorso anno. Nel primo caso il Pd si è diviso in tre, nel secondo caso si è unito ma contro l’amministrazione. Azzerare la giunta e aprire una discussione politica con l’ex maggioranza per vedere il da farsi. In questo caso si prepari ad avere la giacca tirata da tutti. Perché le critiche sono spesso direttamente proporzionali alle richieste di posti di governo (leggasi assessorati). Non azzerare la giunta e nominare i due assessori mancanti. Politici o tecnici, come come li vuole chiamare li chiami. Poi continui ad amministrare. E come direbbe una nostra anziana congiunta che ricordiamo sempre con nostalgia: “che Dio ce la mandi buona”. Veramente diceva in stretto siciliano: “c’ava pinsari u signuruzzu”.
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