Ogni giorno un nuovo buco a una condotta idrica ridotta a un colabrodo. Ma il vero problema è il prosciugamento della falda
Ieri abbiamo parlato di acqua con riferimento all’allarme siccità che toglie (giustamente) il sonno ai viticoltori del territorio. Tuttavia i problemi idrici che sta vivendo Marsala sono molto più radicati e coinvolgono utenze diverse.
Nelle ultime ore l’ennesima rottura della condotta idrica (stavolta in via Tunisi) ha creato gravi disagi ai residenti del centro storico e delle aree limitrofe, con inevitabili ricadute anche sulle attività commerciali, i bar, i ristoranti e le strutture turistiche, che lamentano anche una certa difficoltà a mettersi in contatto con i recapiti comunali (l’ufficio stampa ieri ha comunque invitato a contattare il centralino della Polizia Municipale: 0923723303 – 0923993100 – 0923993135).
A fronte di un’emergenza che riguarda il centro e le aree limitrofe, c’è però un disagio ormai cronico che stanno vivendo quotidianamente i cittadini del versante nord della città, da oltre un mese senz’acqua. Si tratta di una zona della città in cui d’estate i consumi idrici aumentano notevolmente in quanto ai residenti che vivono tutto l’anno tra le contrade Ettore e Infersa, Birgi, Cutusio e San Leonardo si aggiungono quelli si trasferiscono per la villeggiatura nelle considdette “seconde case” (e naturalmente i turisti delle strutture ricettive). Per affrontare le necessità quotidiane non resta che il ricorso all’unica autobotte pubblica funzionante, ai pozzi (spesso inquinati), ai bidoni da riempire presso le fontanelle pubbliche, o – per chi può permetterselo – alle autobotti private. Ma come si è arrivati a questo punto?
Nel corso di un’iniziativa organizzata l’8 agosto 2016 dall’Unikore di Enna e il Comune di Marsala per discutere di un programma di interventi volti a superare le difficoltà dell’acquedotto comunale di Marsala, è stata presenta una dettagliata relazione in cui si trovano tante risposte a quest’interrogativo. “Le città di Marsala, Petrosino e Mazara – si legge nel documento – attingono l’acqua per uso potabile da un’unica falda freatica che va dal Sossio al Mazzaro. Detta falda scarica a mare la parte di acqua in esubero rispetto a quella emunta. Dalla stessa falda le aziende agricole e ortofloricole attingono rilevanti quantità di acqua per uso irriguo. L’emungimento è di molto superiore al rimpinguamento per cui si è andati incontro ad un depauperamento della falda in questione, tant’è che il livello di falda rispetto al mare è sceso, almeno nella zona dei pozzi di Sinubio, dove attinge la città di Marsala, al di sotto del livello del mare di alcuni metri”. Se da un lato la falda si abbassa, dall’altro si registra una tendenza all’insalinamento dovuto all’infiltrazione di acqua di mare. “Al ritmo di prelievo attuale, i tempi stimati per l’esaurimento completo della falda oscillano tra 15 e 20 anni. Comunque il raggiungimento di concentrazioni saline che la rendono non potabile avverrà in un periodo molto più breve, di 6-7 anni al massimo”.
La stima effettuata lo scorso anno potrebbe però rivelarsi addirittura ottimistica. Negli ultimi 12 mesi la situazione è ulteriormente peggiorata e c’è il rischio che nel giro di 2-3 anni Marsala si ritrovi senza acqua. A far presente tale eventualità all’amministrazione comunale era stato l’ingegnere Filippo De Vita della società Acquaconsult, che aveva redatto la relazione sopra citata, attraverso una documentazione protocollata lo scorso 19 maggio e inviata all’attenzione del sindaco, del presidente Sturiano e del dirigente Patti. “Ho spiegato che l’acqua sta finendo, che le pompe sono fuori curva e che le saracinesche necessitano di manutenzione straordinaria”, spiega De Vita. Inoltre ci sarebbero anche alcune valvole manomesse all’interno dell’impianto. “Un anno fa avevano illustrato una serie di interventi adeguati da effettuare nel medio-lungo termine: la ricarica della falda con acque reflue depurate, la bretella di Montescuro e un dissalatore. Non ci sono stati passi avanti in questi 12 mesi e nel frattempo la situazione generale è peggiorata. Anche la mancanza di piogge influisce, ma il problema principale è il galoppante esaurimento della falda. Si sta attingendo molto più di quanto si potrebbe e il serbatoio è destinato a svuotarsi. Continuando così, tra 2-3 anni saremo a secco. Stando così le cose, occorre procedere velocemente alla realizzazione di un dissalatore attraverso lo strumento del project financing. Non c’è più il tempo di aspettare Montescuro o la ricarica della falda”.
L’amministrazione comunale, nel frattempo, si è affidata a un tecnico esterno, l’ingegnere Giuseppe Laudicina, considerato un’autorità in materia: in passato ha diretto gli acquedotti di Marsala e Palermo ed attualmente è consulente di Siciliacque. “Finora – ha affermato però ieri in Consiglio comunale Giovanni Sinacori – a noi non è arrivata alcuna relazione tecnica”. Ieri il massimo consesso civico ha dedicato gran parte dei suoi lavori all’emergenza idrica. A riguardo la consigliera di ProgettiAmo Marsala Giusi Piccione ha presentato una mozione chiedendo da un lato il potenziamento del servizio autobotti (attualmente funziona solo uno dei tre mezzi comunali) e sgravi fiscali per i cittadini che si rivolgono alle ditte private; dall’altro, chiede all’amministrazione di un’azione incisiva per il reperimento della dissestata rete idrica marsalese, per la quale sarebbe necessario attingere a un finanziamento di 6 milioni di euro. Il vicesindaco Agostino Licari ha invece tracciato un resoconto degli interventi su cui sta ragionando l’amministrazione e che riguardano la possibile realizzazione di un dissalatore e l’allacciamento con la centrale di Montescuro.
L’impressione, però, è che il tempo dell’attesa sia finito e che si debba procedere al più presto a quello dell’azione per scongiurare un rischio (il paventato prosciugamento della falda) che comincia a somigliare a una fondata possibilità.