Come se non ci fossero i migranti, la crisi economica ormai impossibile da inseguire, la province che rimangono al loro posto ( a proposito, a breve torniamo alle urne, per eleggere quelle che furono definite il problema dei problemi) le banche salvate con i nostri soldi e via così elencando, il Parlamento è impegnato a discutere di una nuova legge che regolamenta“l’antifascismo”. (Relatore il democratico Emanuele Fiano, e potremmo terminare qui il corsivo…). Lo sappiamo che oggi ( non solo da oggi), l’antifascismo è una nobile categoria ma la proposta di legge Fiano sembra dare tristemente conferma delle parole di Ennio Flaiano: “i fascisti si dividono in due categorie: i fascisti e gli antifascisti”. L’antifascismo ormai storico fu una cosa seria: quello per intenderci di Gramsci o di Gobetti e fu quello in presenza del fascismo, per essere più precisi. Poi arrivò l’antifascismo patriottico legato all’idea della liberazione dalla dittatura. Anche quello fu serio ed importante e in alcuni casi, non so se ci capite, decisivo. Oggi invece sembra di registrare (magari ci sbagliamo…) un sorta di antifascismo liturgico, folkloristico e fumettistico, in assenza palese e conclamata del fascismo. Pier Paolo Pasolini lo denunciava già con la categoria di “antifascismo archeologico”. Ci piace citare uno scritto di quello che è stato uno dei più fini intellettuali del nostro Paese: “Esiste oggi una forma di antifascismo archeologico che è poi un buon pretesto per procurarsi una patente di antifascismo reale. Si tratta di un antifascismo facile che ha per oggetto ed obiettivo un fascismo arcaico che non esiste più e che non esisterà mai più. (…) Ecco perché buona parte dell’antifascismo di oggi, o almeno di quello che viene chiamato antifascismo, o è ingenuo e stupido o è pretestuoso e in malafede: perché dà battaglia o finge di dar battaglia ad un fenomeno morto e sepolto, archeologico appunto, che non può più far paura a nessuno. Insomma, un antifascismo di tutto comodo e di tutto riposo”. Le parole di Pasolini piombano nel dibattito interno di una sinistra che è passata da Berlinguer a Fiano, dalla lotta al capitale alla lotta per il capitale. Noi abbiamo il sospetto che combattere oggi il manganello fascista, per fortuna estinto, serva come alibi per non combattere il manganello invisibile dei veri problemi del Paese.
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