Il pittore Tano De Simone ci ha recentemente lasciati. L’ultimo periodo della sua vita è stato gravato da forti sofferenze fisiche che tuttavia non gli hanno impedito di continuare a manifestare, nel modo intenso e amabilmente burbero che gli era congeniale, amore per i suoi familiari e affetto per i suoi amici. Quando i dolori glielo consentivano, riprendeva a dipingere e a discutere di arte e antiquariato con la curiosità intellettuale che lo contraddistingueva. Accanto alle sue notevoli qualità pittoriche Tano aveva, come sanno coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo, una profonda umanità che lo portava ad amare la vita, come ha testimoniato fino alla fine, ricambiando con uno sguardo o un flebile sorriso le attenzioni di quanti lo hanno incontrato negli ultimi giorni, in ospedale.
Di lui ho ricordi commoventi e non posso dimenticare la sua intima e timida soddisfazione per la mostra personale che nel 2004 l’Ente Mostra di Pittura di Marsala gli dedicò: Tano De Simone. «Opere»1953-2003. Mi piace quindi oggi ricordare quanto scrissi nella presentazione del catalogo: << Con una linea di continuità rispetto a quanto già realizzato in passato …l’Ente Mostra dedica una personale al maestro Tano De Simone, pittore che ha mantenuto inalterato il legame con la città natale tra le alterne vicende di partenze, soggiorni e ritorni. Dopo l’esperienza giovanile nell’ambito del gruppo dei “5 pittori di Marsala”, De Simone esce dall’alveo della sua città per esporre prima a Milano, poi a Roma dove si trasferisce definitivamente nel 1959 e dove lavora per più di quarant’anni, venendo a contatto con molteplici esperienze culturali e pittoriche che ha sempre rielaborato in modo originale grazie ad una profonda sensibilità. Ritornato a Marsala da qualche anno, continua la sua attività artistica e coltiva curiosità ed interessi che spaziano dall’archeologia, all’arte orientate, all’antiquariato.
La sua produzione pittorica rimane, pur nella molteplicità delle esperienze, inscindibilmente legata a due elementi peculiari della visione mediterranea: la luce ed il colore, che sono per De Simone, come suggerisce nel saggio di presentazione Sergio Troisi, il segno indelebile della sua “dimensione isolana”. Così dai colori pastello, piatti e bidimensionali delle prime composizioni di ispirazione “amorelliana”, ai toni pastosi e caldi tendenti al monocromo delle vedute romane, fino ai colori brillanti corposi e senza sfumature, illuminati da strisciate di luce dell’ultima produzione, la sua tavolozza si è arricchita delle esperienze visive elaborate durante i frequenti viaggi: da Palmira a Samarcanda, dall’lndia al Nepal, dal Marocco a Malta, dall’Afghanistan al Cile, in una ricerca ininterrotta di sintesi tra il vissuto e la memoria. Paesaggi, ritratti, composizioni con figure, nature morte, sono queste le tematiche intorno a cui ruota la produzione di Tano De Simone.
Tuttavia nelle vedute delle città sospese, come afferma lo stesso pittore, tra reale ed immaginario, in cui all’immagine di Roma con le sue cupole, si sovrappone quella di Marsala, di Palmira, di sconosciute città del Marocco o dell’ Oriente, sembra quasi di riconoscere quella metafora dell’idea stessa di città che il protagonista del romanzo di Vittorini, il giovane pastore Rosario, andava cercando tra i paesi della Sicilia: le città del mondo in cui ciascuno possa riconoscere la propria>>.
Maria Grazia Griffo