Da due settimane alla guida della segreteria comunale del Pd, la parlamentare regionale Antonella Milazzo sta girando in lungo e in largo il trapanese in questi giorni, accompagnando i leader dei democratici impegnatissimi nel tentativo di invertire la tendenza dei sondaggi che vede i tifosi del “no” al referendum del 4 dicembre in vantaggio sui sostenitori del sì.
Come sta andando il tour elettorale in provincia?
Bene, stiamo facendo quello che è giusto fare: informare i cittadini sul referendum. Mi stupisco della disinformazione sulla riforma. Dal 1983, passando per la Bicamerale presieduta da D’Alema, le commissioni hanno previsto progetti di riforma uguali nella sostanza, con l’eliminazione del bicameralismo perfetto, l’accelerazione dell’iter di approvazione delle leggi e la riduzione del numero dei parlamentari. Chi adesso dice “no” dovrebbe spiegare perchè. Non è una riforma pro o contro Renzi, è una riforma per gli italiani. Anche nel 1946 i padri costituenti avevano mostrato delle riserve sul bicameralismo perfetto, ma era un contesto diverso: si arrivava dal fascismo, dalla Seconda Guerra Mondiale, dalla lotta tra italiani, dalla contrapposizione tra i blocchi. In quel momento fu giusto prevedere quel sistema di pesi, contrappesi e controlli. Fortunatamente, quei problemi oggi non esistono più e ci ritroviamo con due Camere che si rimpallano le leggi e circa mille parlamentari. Per cui, chi sta facendo strumentalizzazione politica, la sta facendo contro l’Italia. Un’altra bugia è quella sull’intangibilità della Costituzione: esiste una prima parte, che riguarda i Diritti e i Doveri che è perfetta e forse è davvero tra le più belle del mondo. E poi c’è la seconda parte, che riguarda l’ordinamento delle istituzioni repubblicane che comprende anche l’articolo 138, che parla esplicitamente della possibilità di una loro riforma.
Che tipo di consapevolezza sul referendum state trovando tra i cittadini?
Vedo un “no” molto arrabbiato e politicizzato contro Renzi. Poi vedo cittadini molto interessati a conoscere meglio la riforma e tanti altri che ancora non la conoscono. Vedo anche un sì molto consapevole, ma silenzioso. Ho anche incontrato diversi imprenditori: la modifica del Titolo V va nella direzione da loro auspicata, perchè consente di avere una normativa uniforme su tutto il territorio riguardo numerosi temi di loro interesse.
In questi giorni i dirigenti nazionali che stanno arrivando dalle nostre parti parlano del referendum ma anche delle iniziative che il governo intende mettere in cantiere per modernizzare la Sicilia. Parole che hanno suscitato attenzione, ma anche scetticismo da parte di tanti siciliani che più volte sono stati sedotti con determinate promesse che, terminate le campagne elettorali, non sono state mantenute…
Qui non ci sono state promesse, ma si sta parlando delle cose fatte. Renzi è venuto qui a parlare di Patto per il Sud, di soldi veri, già stanziati, che ci sono e che non eravamo riusciti a spendere. Noi parlamentari del territorio abbiamo seguito passo passo l’inserimento delle opere nel Patto per il Sud: dal Museo degli Arazzi, al completamento di Palazzo Grignani, agli interventi sul dissesto idrogeologico in diversi Comuni della provincia. Adesso tocca agli enti locali attrezzarsi, sapendo che è finito il tempo dei libri dei sogni e che bisogna farsi trovare pronti con progetti esecutivi e cantierabili.
Il Pd di Marsala è unito per il sì al referendum?
Onestamente non lo so, la direzione si riunirà nei prossimi giorni. Mi risulta che prima del congresso sembrava che molti fossero per il no. Ma dalla partecipazione che abbiamo avuto alle iniziative organizzate in questi giorni mi sembra che ci sia tanta attenzione verso le ragioni del sì.
In qualche modo legata al referendum è anche la vicenda degli scrutatori. Il sindaco e alcuni consiglieri avrebbero voluto il sorteggio, la commissione elettorale ha optato per la nomina diretta. Qual è la sua posizione?
Sono venuta a conoscenza di questa vicenda dopo che già si era consumata. Capisco che per ragioni di opportunità sarebbe stato meglio procedere tramite sorteggio. Avremmo seguito il vento del populismo, ma non so se sarebbe stato giusto. Abbiamo 9000 persone in elenco: sono tutti disoccupati? Si sarebbe dovuto proporre una scrematura dei disoccupati, ma bisognava pensarci prima. Allo stesso tempo, penso pure che nominare gli scrutatori non significa solo fare un regalo ai disoccupati che devono fare la spesa. E allora? Sarò sincera, non ho una soluzione.
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