Era nell’aria ed ora la problematica è arrivata anche in Sicilia. Anche nelle città trapanesi e in tutta l’isola non si può più smaltire il materiale plastico, nè conferirlo nei centri di raccolta nè gettarlo negli appositi mastelli: non passerà nessuno a raccoglierlo. Il riciclo della plastica in Italia tocca il punto più critico della sua storia. Assorimap, l’associazione che rappresenta il 90% dei riciclatori e rigeneratori italiani, ha annunciato lo stop agli impianti: una decisione drastica, maturata “dopo anni di sopravvivenza” e in assenza delle misure urgenti richieste al Governo. Le perdite sono ormai “insostenibili” e mettono a rischio una filiera da 350 imprese, 10mila addetti e 1,8 milioni di tonnellate di capacità produttiva.
Gli effetti del blocco
Il blocco avrà effetti immediati su tutto il ciclo dei rifiuti: i piazzali dei centri di stoccaggio sono saturi e, senza la lavorazione dei lotti, la raccolta differenziata potrebbe fermarsi nel giro di poche settimane. I numeri descrivono una crisi profonda: gli utili sono crollati dell’87% in due anni, mentre il fatturato segna un -30% dal 2022. Da mesi Assorimap dialoga con il MASE e il MIMIT, ma senza risultati. In una lettera al ministro Pichetto Fratin, già a settembre, l’associazione parlava di un comparto “non più in grado di proseguire”. Le cause sono note: costi energetici tra i più alti d’Europa, concorrenza dei polimeri vergini low cost e importazioni extra-UE senza tracciabilità. Per questo Assorimap chiede interventi chiari: contenuto riciclato obbligatorio negli imballaggi anticipato al 2027, crediti di carbonio, certificati bianchi e controlli doganali rafforzati.
Crisi estesa all’Italia e all’Europa
La crisi però non riguarda solo l’Italia. A settembre, 28 associazioni europee – tra cui Assorimap – hanno denunciato alla Commissione UE un crollo dell’8,3% della produzione di plastica e una quota di mercato europea scesa dal 22% al 12% in vent’anni. L’Europa è sempre più esposta alla concorrenza internazionale e il nuovo Regolamento Imballaggi rischia di aggravare il quadro se non verranno distinti doganalmente i polimeri riciclati da quelli vergini. Il Report Assorimap 2024 fotografa la contraddizione del settore: i volumi crescono (+3,2%), ma il mercato resta fermo e i prezzi non coprono i costi. L’energia supera i 135 €/MWh e le importazioni a basso costo continuano a entrare senza controlli. Eppure, il riciclo potrebbe evitare 7,2 milioni di tonnellate di CO₂ l’anno, un valore che però oggi non viene riconosciuto. Assorimap rilancia un appello chiaro: senza misure immediate, la filiera del riciclo rischia di collassare, trascinando con sé una parte fondamentale dell’economia circolare italiana. Il tempo, avverte il presidente Walter Regis, “è già scaduto”.