Una città ferita nel suo luogo più intimo, quello della memoria. È quanto accaduto ancora una volta a Mazara del Vallo, dove il cimitero comunale è stato teatro di nuovi atti vandalici. Non solo a Marsala quindi, dove nei giorni scorsi erano state vandalizzate diverse lapidi. Ignoti hanno danneggiato tombe, spaccato manufatti, portato via oggetti. Non solo marmo e ornamenti: a essere colpiti sono stati il ricordo e il dolore delle famiglie, il senso stesso di rispetto verso i defunti. A denunciare pubblicamente l’accaduto è stato l’assessore con delega ai Servizi Cimiteriali, Rino Giacalone, che ha affidato ai social parole dure, cariche di indignazione. “Siamo davanti all’ennesima dimostrazione di inciviltà, vigliaccheria e totale mancanza di rispetto – ha scritto –. Hanno spaccato, rubato, distrutto. Non solo marmo e oggetti, ma memoria e pace. Questa non è una semplice bravata, è barbarie. Non posso e non devo abituarmi a tutto questo. Andiamo avanti”.


L’indignazione dei familiari dei defunti
Un messaggio che ha trovato eco immediata tra i cittadini, molti dei quali hanno commentato con amarezza e rabbia, chiedendo maggiore tutela e controlli. Il dolore di Giacalone è reso ancor più forte dal ricordo di un episodio recente: lo scorso giugno era stata danneggiata la lapide del suocero, un gesto che già allora aveva sollevato molto clamore in città. Questa volta, ad essere colpita è stata anche la tomba del padre del consigliere comunale Ciccio Foggia.
Danni anche alla tomba del padre del consigliere Foggia
Una circostanza che il sindaco Salvatore Quinci ha definito tutt’altro che casuale. “Il cimitero comunale è stato nuovamente oggetto di atti vandalici – ha dichiarato –. Dopo il danneggiamento della lapide del suocero dell’assessore Giacalone, nelle scorse ore sono state colpite altre tombe, compresa quella del padre del consigliere Ciccio Foggia. Si tratta di episodi distinti che, per la loro vicinanza temporale e per le persone coinvolte, non possono essere liquidati come semplici coincidenze. Non intendo formulare ipotesi, ma ritengo necessario che venga fatta piena chiarezza e che le autorità competenti accertino ogni responsabilità”. Il primo cittadino ha poi aggiunto: “Colpire le lapidi significa colpire la memoria e il rispetto che una comunità deve ai suoi defunti. L’Amministrazione seguirà con attenzione l’evolversi delle indagini, collaborando in ogni modo utile. Mazara ha il diritto di sapere e il dovere di proteggere i propri luoghi della memoria”. Il cimitero di Mazara, nel frattempo, vive una fase di transizione. Proprio nei giorni scorsi sono ripresi i lavori di riqualificazione dell’ingresso principale, fermi da settimane dopo i carotaggi della scorsa primavera e finalmente sbloccati. L’intervento mira a migliorare l’accessibilità e l’accoglienza, restituendo dignità a un’area che da anni mostrava segni di degrado. Ma la ripartenza dei cantieri stride con l’immagine di lapidi danneggiate e fiori rovesciati a terra: da un lato la prospettiva di un cimitero più ordinato e moderno, dall’altro la ferita aperta di atti che testimoniano la fragilità della sua sicurezza.
C’è paura per la sicurezza delle lapidi
Girando tra i viali del camposanto, lo sconcerto è palpabile. Alcuni cittadini ormai hanno paura di trovare un giorno la propria tomba di famiglia violata, altri parlano di “atto vile e incomprensibile”. “Si colpiscono i morti perché non ci si riesce a confrontare con i vivi”, scrive laconicamente una signora commentando la notizia sui social. La vicenda solleva domande inevitabili: chi sono gli autori di questi gesti? E soprattutto, cosa si può fare per impedire che si ripeta? Le risposte spettano alle forze dell’ordine, che hanno avviato accertamenti e raccolto segnalazioni. Ma la comunità chiede che non ci si limiti a inseguire gli eventi. Servono prevenzione e controllo: più videosorveglianza, presidi notturni, una gestione attenta che restituisca serenità a chi entra al cimitero per pregare o ricordare chi non c’è più. Mazara non può abituarsi a vedere profanati i suoi luoghi sacri. La barbarie, come l’ha definita l’assessore Giacalone, non può diventare normalità. Perché un cimitero non è solo un luogo fisico: è il punto di incontro tra passato e presente, il segno di un legame che una comunità custodisce con i suoi morti. E quando quel legame viene violato, a essere colpita è l’identità stessa di una città.