[ Vincenzo Scontrino ] – Cosa sta accadendo a Trapani? Nulla che non si potesse preventivare, in verità. Almeno non per me. La situazione sociopolitica di questa città lascia attoniti i miopi e gli stupidi, ma, come dice Cocciante in una sua hit recentemente rispolverata da un film di Sorrentino, era già tutto previsto. Scritto nella storia recente di questa città che annega nella sua stessa incapacità critica. I trapanesi non sanno costruire, aspettano sempre qualcuno che lo faccia per loro, eppure in controtendenza con il passato, che ha visto diversi capitani d’industria e di commercio confrontarsi su palcoscenici internazionali. Negli ultimi vent’anni, da quando la figura del sindaco ha assunto le vesti del capobastone, i trapanesi hanno deciso di affidare le loro sorti, non magnifiche né tantomeno progressive, all’uomo che avrebbe garantito pugno fermo, un decisionista, l’uomo solo al comando. Se guardate le figure che si sono succedute hanno lo stesso costume, lo stesso imprinting.
Tralascio chi ha preceduto Tranchida, ma chi può negare che la prima candidatura del valdericino non sia stata preceduta dal battage di chi cercava l’uomo della pioggia, a cui consegnare la valigia dei problemi e scrollarsi di dosso le responsabilità e le difficoltà di una crisi che nasceva altrove e che stava travolgendo per prima le zone più esposte del Paese? Da questa ignavia nasce Tranchida, dall’uccisione della politica, dalla trasfigurazione orrorifica degli strumenti di democrazia, dalla cessione della propria autonomia delle figure democratiche al “pensaci tu!”. Tranchida a Trapani è figlio di questo pensiero debole, dell’incapacità del trapanese di comprendere che la città si costruisce con il supporto di tutti. Tranchida ha lasciato che questo avvenisse, con i suoi modi grossieres di trattare gli avversari che avevano attratto le masse.
Ma Tranchida è tutto fuorchè stupido. Sa benissimo che la sua prima sindacatura trapanese è stata un flop, tant’è che costruisce un’armata di dieci liste per la riconferma (con una in meno non ce l’avrebbe fatta) e soprattutto, fra il capo ed il collo gli piove una fortuna inaspettata, un imprenditore che compra tutto ciò che possa avere appeal presso la gente comune, lo sport innanzitutto, non tralasciando anche gli spazi culturali per quelle elités intellettuali che, se non ci sono poco ne cale, ma che in fondo fa tanto chic. Antonini è ovunque, Tranchida lo presenta come la soluzione di tanti problemi. E i modi di Tranchida, non certo ortodossi, vengono appresi. Come dicevo l’altro giorno se Tranchida è sayan, Antonini è Supersayan! Guardate, sembra Sofocle: Edipo uccide Laio (Tranchida) per sposare la madre (Trapani, visto che Antonini ne è cittadino per di più onorario). Non sta accadendo nulla di nuovo, ricordate Cocciante: era già tutto previsto.
Chi ne trarrà giovamento? Ovviamente nessuno, le crisi delle nostre città e delle nostre province hanno radici talmente profonde che ogni programma politico ha la statura di un libro dei sogni mentre la realtà inizia ad assomigliare ad un incubo. Un ultimo inciso: non sono le parole e le invettive che oggi i due duellanti si scambiano a lasciarmi perplesso, ma il silenzio pesante della Chiesa trapanese e del suo Vescovo. In un clima così avvelenato dall’odio, mi sarei atteso un intervento di Sua Eccellenza, il richiamo del pastore alle greggi. Ma alla Chiesa trapanese sembra quasi che i problemi sociali non interessino, eppure è stata maestra di dottrina sociale e guida, stella polare nelle notti buie per tanti di questo territorio. E un territorio che perde punti di riferimento secolari non li sostituisce senza travaglio. Come stiamo vedendo.