Marisa, Elisa e Maria: i femminicidi che scuotono le nostre comunità

Claudia Marchetti

Ka...link...ka

Marisa, Elisa e Maria: i femminicidi che scuotono le nostre comunità

Condividi su:

domenica 07 Settembre 2025 - 02:57

Sono passati due anni da quella sera del 6 settembre 2023. Due anni da quando Marisa Leo, brillante professionista, responsabile marketing di una cantina marsalese, madre amorevole, è stata uccisa con alcuni colpi di fucile dall’ex compagno, padre della sua bambina. Una tragedia consumata nelle campagne tra Marsala e Mazara del Vallo. Dopo il delitto, lui si è tolto la vita, sparandosi sul viadotto per Castellammare mentre fuggiva. Due anni non bastano a colmare il vuoto lasciato da Marisa. Non bastano a rispondere alle domande che ci portiamo dentro, ma possono e devono bastare per dire che il tempo del silenzio è finito. Perché quella di Marisa non è una storia lontana. È una storia vicina, che ci riguarda, che ci attraversa. Come quella di Elisa Fontana, uccisa a Pantelleria, o di Maria Amatuzzo, a Selinunte. Donne che vivevano nelle nostre stesse città, che avevano già denunciato, che avevano chiesto aiuto o che non lo avevano fatto per paura e che sono state uccise lo stesso.

Il femminicidio non è un’emergenza: è una realtà strutturale, quotidiana, sistemica. Una cultura della violenza che ci circonda, che si nutre di silenzi, di stereotipi, di complicità passive. Una cultura che continua a crescere dove manca l’educazione al rispetto, alla parità, all’empatia. Sì, la paura ci accompagna. Ma non sempre è un cattivo segnale. A volte è proprio la paura a svegliarci, a metterci davanti al dovere di reagire. E noi abbiamo bisogno di farlo, non solo come donne, ma come comunità. Perché questo cambiamento non si fa da soli: devono esserci dentro tutti. Donne e uomini, bambine e bambini, educatori, amministratori, padri, madri, fratelli, sorelle. Marisa, Elisa, Maria e tutte le donne uccise per mano di un uomo violento, non possono essere ricordate solo con un murales (cancellato), una panchina o un paio di scarpe rosse. Il loro nome, come quello di tante, deve diventare il segno di un cambiamento socio-culturale che parta dagli asili nido. Educazione, gentilezza, pari diritti.

Condividi su:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Commenta