Pablo Neruda nella sua poesia “Il vento nell’isola” scriveva:
“[…] Il vento è un cavallo:
senti come corre
per il mare, per il cielo.
Vuole portarmi via: senti
come percorre il mondo
per portarmi lontano[…]”.
E l’arcipelago delle Egadi è un luogo scandito dal soffio battente del vento.
Correnti d’aria nel cielo che mutano capricciose e scompigliano le acque azzurre intorno, che non possono fare altro che seguire il ritmo.
Per chi non è abituato, non è facile adattarsi. Il vento non ha padrone, se non la Natura e la Natura soltanto. È un elemento che porta con sé tante cose: è un messaggero ululante, un portatore di sussurri, di desideri mormorati, di preghiere silenziose, di segreti indicibili. Forse è anche per questo che scombussola le menti, perché il nostro spirito percepisce tutti i racconti sparsi da esso per il mondo, quei racconti che non si ha il coraggio di narrare ad alta voce. Non dimenticando che il nome Favignana deriva proprio da Favonio (dal latino Favonius), un vento caldo di ponente, descritto nel dizionario come “Il vento fecondatore della primavera”, che mitiga le temperature. Tra le correnti che dominano lo “scoglio egadino” e che influenzano la scelta delle spiagge e delle attività da svolgere sull’isola, guardando verso “la mezzanotte”giunge da nord la fresca Tramontana, dal latino “trans montes” (attraverso i monti), che spazza il cielo e lo rende più terso, più limpido e l’umidità si abbassa; alla sua sinistra (nord-ovest) spicca, invece, sulla Rosa dei Venti, il grande e importante Maestrale che paventa Favignana, perché la sua forza e la sua intensità creano e innalzano nel mare onde tali da condizionare l’intero ritmo e la vita dell’arcipelago delle Egadi. Quante volte ho osservato con curiosità i barcaioli che, temendo danni, decidevano di ormeggiare le proprie imbarcazioni in punti più riparati, facendo costante attenzione affinché le cime non si impigliassero tra loro. Ebbene, il Maestrale è il più temuto, ma anche il più prevedibile: la sua durata va a giorni dispari, perciò durerà tre o cinque giorni.

Poi c’è lo Scirocco, che spinge le sue folate da sud-est: caldo, umido, non sempre meno impetuoso del Signor Maestrale. D’estate è quello che cuoce gli abitanti a fuoco vivo, sotto il Sole tanto magnifico quanto implacabile. È come viaggiare con un phon rovente perennemente acceso di fronte al viso ed è in quelle giornate che tuffarsi in mare diventa pressoché indispensabile, per godere del refrigerio delle onde turchesi.
Una giornata alla ricerca delle cale a Favignana viene spesso pianificata in base ai venti e gli esperti barcaioli che ogni dì vi portano alla scoperta degli anfratti più suggestivi, non raggiungibili dalla terraferma, lo sanno e conoscono ogni alito, ogni brezza, di questi costanti venti che abbracciano incessanti la Farfalla del Mediterraneo. Loro solcano da anni i flutti di queste acque cristalline, a volte anche impetuosi. E non può ovviamente mancare in tutto ciò la regina dei natanti: la barca a vela. La sua storia affonda le radici nell’antichità: le prime imbarcazioni risalgono a 6000 anni fa, ma fu il popolo Egizio a utilizzare le vele sfruttandole per gli spostamenti sul Nilo. In seguito Greci, Fenici e Arabi utilizzarono la vela per l’esplorazione e il commercio. Nella definizione canonica e da dizionario: “La vela è una superficie di tela o di altro materiale che, utilizzando l’energia cinetica del vento, genera la propulsione necessaria al movimento.” E i nomi delle vele sono tanti e si identificano e si distinguono a seconda dell’importante lavoro e manovra a cui sono destinate.
Ma questi affascinanti tecnicismi, per chi approda sull’isola, si possono ammirare da vicino salendo a bordo della già esperta e nota ai numerosi turisti dell’isola “Egadi nel Vento”, del capitano Alessandro Bevilacqua, ormeggiata e visibile al molo turistico, sempre pronta a navigare. Lui non ha paura del vento. Lui lo domina, nonostante si sappia che il vento non si lascia certamente domare. Semmai, concede il privilegio di cavalcarlo ogni tanto, un po’ come uno stallone selvaggio al tocco di un cavaliere capace e fermo. Il vento è Bucefalo e Alessandro Bevilacqua è Alessandro Magno. E concludo questa mia dedica al vento con un saluto di un personaggio che da piccola adoravo, Tonio Cartonio della “Melevisione”: “Buon Ventodì”.