Assolto per non aver commesso il fatto. Con questa formula si è concluso, davanti al giudice Andrea Agate del Tribunale di Marsala, il processo di primo grado che vedeva imputato con l’accusa di corruzione elettorale l’onorevole Stefano Pellegrino.
Il deputato regionale di Forza Italia era stato rinviato a giudizio per una vicenda relativa alla campagna elettorale del 2017, alla luce di alcune intercettazioni riguardanti l’inchiesta Mafia Bet e, in particolare, due soggetti – Calogero Luppino e Salvatore Giorgi – che lo avevano tirato in ballo nel corso di una conversazione telefonica. Pellegrino ha sempre ribadito la propria estraneità ai fatti.
Quando fu resa nota la notizia della sua iscrizione sul registro degli indagati, il parlamentare di Forza Italia affermò: “Si tratta di soggetti che ho conosciuto tramite la mia attività pluridecennale di avvocato penalista. E’ possibile che soggetti da me assistiti abbiano parlato di me nel corso di telefonate intercorse tra di loro. Nulla però a che vedere con la mia campagna elettorale. Io non ho chiesto voti per me a questi soggetti E’ possibile che soggetti da me assistiti abbiano parlato di me nel corso di telefonate intercorse tra di loro. Nulla però a che vedere con la mia campagna elettorale. Io non ho chiesto voti per me a questi soggetti”.
Al termine del dibattimento, il pubblico ministero della Dda di Palermo Francesca Dessì aveva chiesto la condanna a un anno di reclusione per Pellegrino. Come detto, però, il giudice Agate ha disposto l’assoluzione del penalista lilibetano, che è stata accolta con soddisfazione e compiacimento dai legali della difesa, gli avvocati Gabriele Pellegrino e Luigi Pipitone.
“Ho ritrovato una rinnovata serenità – commenta Stefano Pellegrino -. Non avevo dubbi sulla mia estraneità ai fatti, ma era giusto che la giustizia facesse il suo corso. Dispiace per i miei familiari che hanno vissuto questa pena, ma era un fatto fisiologico a cui non si poteva assolutamente derogare”.