Spogliarsi di tutto. Rimanere nudi, attoniti, di fronte alla vasta gamma di emozioni, sentimenti, frustrazioni, segreti indicibili che si nascondono dentro ognuno di noi. Come vengono fuori? Con un semplice quesito: c’è differenza tra amore e innamoramento?
E’ dal finale, lynchiano, che vogliamo iniziare, senza troppi spoiler, per addentrarci in “Le Ali di Carta”, ultimo sforzo drammaturgico di Claudio Forti, anche alla sua prima regia, messa in scena nel suo esordio al Teatro Comunale “Eliodoro Sollima” di Marsala venerdì 21 aprile 2023.
Forti non poteva scegliere cast migliore e così diverso, caratterialmente e attorialmente. Perchè non è importante seguire un modello teatrale, in questo caso, se ‘drama’ o ‘commedia’, quello su cui bisogna puntare – come ha fatto l’autore e regista – è la forza dei quattro protagonisti sulla scena.
Ognuno con le proprie debolezze, ognuno con le proprie bugie, omissioni, nevrosi, momenti di leggerezza. C’è Diana D’Angelo, che interpreta una donna silente e innamorata che non abbandona la sua drammaticità interpretativa; c’è la vulcanica Fabiola Filardo, che presta il volto a una donna dal carattere imperiale, isterico, con un grande mistero che pesa sulle spalle; e poi un inedito Gianfranco Manzo, così frivolo come il suo personaggio latin lover e Andrea Scaturro che domina la scena in maniera magistralmente nevrotica, un vero animale da palcoscenico.
“Ogni attore si è scelto il personaggio senza vincoli, liberamente” ci svela Forti. Ed è stata una carta coraggiosa ma vincente; facile intuire come il cast abbia interpretato il personaggio che più lo rappresenta.
Non c’è nessuna distopia in “Le Ali di Carta”, come Forti ci ha abituato nei suoi testi precedenti, ma la cruda realtà, quella che non vorremmo mai esporre, quella che nel post-Covid è esplosa in tutte le sue sfumature positive e negative.
Lo spettatore riesce a restare con lo sguardo incollato sulla scena, perchè i dialoghi sono serrati e catturano il pubblico, verso un finale ansiogeno, ‘malato’, ma terribilmente vicino alle nostre più recondite intimità.