Corruzione, ai domiciliari una candidata all’Ars di Fratelli d’Italia

redazione

Corruzione, ai domiciliari una candidata all’Ars di Fratelli d’Italia

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giovedì 22 Settembre 2022 - 12:39

Una nuova inchiesta giudiziaria scuote la politica siciliana. Coinvolta Barbara Mirabella, destinataria della misura degli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione. Candidata all’Ars con Fratelli d’Italia, Barbara Mirabella è stata assessora alla Cultura e all’Istruzione del Comune di Catania, attuale candidata di Fratelli d’Italia all’Assemblea regionale siciliana, Barbara Mirabella.

Il filone di inchiesta che coinvolge Mirabella, candidata nel collegio di Catania, ruota attorno all’organizzazione del 123esimo Congresso nazionale della Sic (Società italiana di chirurgia). Secondo la Procura di Catania Mirabella, che aveva anche la delega per i Grandi eventi, avrebbe avuto degli “stretti rapporti” con Francesco Basile, presidente della Sic e direttore dell’Unità operativa complessa di Clinica chirurgica del Policlinico Rodolico-San Marco e gli amministratori della New congress Srl, che organizzò l’evento. Rapporti che, secondo i magistrati, sarebbero andati “oltre la fisiologia”, nel momento in cui gli amministratori della società “avrebbero accettato di pagare 10.000 euro alla Expo Srl, della quale era socia Mirabella, per la prestazione di servizi – si legge nella nota della Procura – non necessari alla organizzazione dell’evento”. La cifra, secondo la Procura di Catania, sarebbe stata sborsata “al fine di ottenere l’incondizionato ausilio dell’assessora e, dunque, dell’amministrazione comunale, per tutte le necessità dell’organizzazione del congresso”. Gli amministratori della Nex congress sarebbero stati “indotti” a pagare da Basile, che questa mattina è stato sospeso per un anno dal suo ruolo in ospedale. Il medico è accusato, inoltre, di concorso in 14 reati di falso, due di corruzione e due di concussione. Nella fase preparatoria del congresso, infatti, sarebbero emerse “condotte concussive da parte di Basile nei confronti dei rappresentanti di due aziende farmaceutiche”. L’obiettivo, in questo caso, sarebbe stato quello di “ottenere cospicui contributi per il finanziamento del congresso”.

La Procura di Catania riporta anche un episodio che riguarda l’amministratore delegato dell’azienda farmaceutica Medical TI Spa, Giovanni Trovato, che avrebbe consegnato un contributo di cinquemila euro per ottenere, “grazie all’intervento di Basile”, l’incremento da parte del Policlinico dell’acquisto di dispositivi realizzati dalla propria azienda. Nei confronti di Trovato è stato disposto il divieto di esercitare l’attività imprenditoriale nel settore delle forniture ospedaliere per 12 mesi.

Sulla vicenda si registrano le prime reazioni politiche. Il segretario regionale del Pd, Anthony Barbagallo, commenta:  “Come avvenuto già alle scorse amministrative di Palermo dove esponenti del centrodestra sono stati arrestati a pochi giorni dal voto, oggi una misura cautelare è stata spiccata a Catania a carico di una candidata alle regionali del centrodestra. Il metodo di costruzione delle liste e di gestione del consenso da parte del Centrodestra è purtroppo sempre lo stesso, lo abbiamo contestato più volte e i fatti stanno lì a dimostrarlo. Per questo rivolgo ancora una volta un plauso ai magistrati e alle forze dell’ordine”.

 “Il quadro che emerge dall’inchiesta catanese – sottolinea Claudio Fava (Cento Passi) – racconta una Sicilia in cui la politica, la salute e l’istruzione sono considerati bottino di guerra, proprietà private, privilegio di furbastri e malversatori. Sono appunto la politica, la sanità, l’università che vogliamo liberare e riscattare”. 

“Premetto, tutti sono innocenti fino al terzo grado di giudizio, ma è certo che l’arresto della candidata all’Ars del partito di Giorgia Meloni, Barbara Mirabella, ex assessora al Comune di Catania, non rappresenta certo il miglior viatico per le prossime elezioni regionali che già vedono in corsa per la presidenza un candidato sotto processo nell’ambito del processo Montante (Renato Schifani, ndr)”. Lo afferma Nuccio Di Paola, candidato M5S alla presidenza della Regione.

“’Se le accuse alla candidata di Fratelli d’Italia – continua Di Paola – dovessero essere confermate – ci troveremmo di fronte ad un odioso reato, quello della corruzione, contro il quale il Movimento 5 stelle si è concretamente e reiteratamente battuto fino ad arrivare all’approvazione della cosiddetta Spazzacorrotti, che dal gennaio 2019 è legge dello Stato”.

“L’arresto della candidata di FdI all’Ars – conclude Di Paola – non è certo uno spot per convincere gli indecisi a correre alle urne, tutt’altro. E questo, in un periodo in cui l’astensionismo è da tempo il partito di maggioranza assoluta, non è ceto un bene per la democrazia”.

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