Nel corso dell’udienza di venerdì, l’avvocato Franco Messina, legale di Marianna Cottone, ha chiesto al collegio dei giudici l’assoluzione per la sua assistita e la riformulazione del reato di corruzione da contestare soltanto al funzionario del Centro per l’impiego di Alcamo, Emanuele Asta. È iniziata, inoltre, la discussione della difesa di Pasquale Perricone ex vicesindaco della città.
Induzione indebita: è questa la richiesta di riformulazione del reato di corruzione da contestare soltanto al funzionario del centro per l’impiego di Alcamo, Emanuele Asta, rivolta al collegio dei giudici presieduto dal dottore Enzo Agate e a latere le dottoresse Roberta Nodari e Chiara Badalucco, alla fine della sua arringa dall’avvocato Franco Messina, il quale, nel processo scaturito dall’inchiesta “Affari Sporchi” del 2016 della Procura di Trapani, difende l’ex legale rappresentante della Promosud, Marianna Cottone. Per la sua assistita, invece, il legale ha chiesto l’assoluzione per tutti i capi di imputazione: associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta, truffa ai danni dello Stato e della Ue, falso ideologico e corruzione. La parola più utilizzata dall’avvocato Messina, riferendosi alle indagini della magistratura, è stata “maliziosità”. La prima parte della dissertazione ha riguardato la vicenda dei corsi di formazione e, in particolare, quello del “Lavoro di fabbro in ferro” e quello per la lavorazione artigianale del legno organizzati dalla cooperativa Promosud nell’ambito dell’avviso regionale del 2009. Il legale ha sottolineato, in riferimento all’accusa del reato di associazione a delinquere, il ruolo subalterno della Cottone rispetto a quello di Pasquale Perricone, che sarebbe già stato evidenziato nell’ordinanza del tribunale del riesame, il quale aveva anche eliminato dall’inchiesta il reato di interposizione fittizia. Successivamente, l’avvocato Messina ha illustrato quelle che per la difesa sarebbero le prove a supporto della tesi di non colpevolezza della Cottone. In primis, è stato dichiarato dal legale che il seminario di fine corso “Lavoro del fabbro in ferro”, tenutosi nel luglio del 2012, al Centro Congressi Marconi di Alcamo, si sarebbe realmente svolto. A dimostrazione di ciò, il difensore della Cottone ha ricordato la testimonianza dell’editore dell’emittente televisiva Video Sicilia, Pasquale Turano (zio dell’assessore regionale Mimmo Turano), nel corso del processo. L’avvocato Messina ha ricordato, infatti, che sarebbero stati realizzati un servizio giornalistico sull’evento e vari spot lanciati dalla tv locale. I video, a supporto della tesi della difesa, sarebbero contenuti inoltre in un dvd depositato presso l’assessorato regionale competente in materia di formazione professionale. Se nel corso delle indagini i rappresentanti istituzionali interpellati, l’allora sindaco di Alcamo Sebastiano Bonventre e l’assessore Ottilia Mirrione, avevano negato di aver preso parte al convegno, durante il processo, ha spiegato l’avvocato Messina, si sono ravveduti. L’accusa, ha continuato il legale, sostiene che i video contenuti nel dvd sarebbero stati abilmente montati evitando di mostrare che il convegno fosse stato realizzato anche per un altro corso organizzato dall’Espet, ente riconducibile a Marianna Cottone e Pasquale Perricone. L’avvocato Franco Messina, invece, ha spiegato che la chiusura dei corsi dei due enti di formazione sarebbero stati effettuati nella stessa giornata e nello stesso luogo, ma in orari diversi, per evitare di convocare i corsisti e chiedere loro un sacrificio in un periodo di caldo estivo. Quindi, non vi sarebbe stata alcuna duplicazione dei costi per la difesa.
Poi è stata trattata in aula Bunker la vicenda della piattaforma regionale “Caronte”, all’interno della quale venivano caricati i costi sostenuti dalla Promosud per i suoi corsi, il cui funzionamento sarebbe stato macchinoso ma, secondo il legale, non si tratterebbe di un sistema facile da raggirare. Per la difesa, infatti, la testimonianza della dottoressa Giordano sentita durante il processo sarebbe stata determinante. Il revisore contabile esterno della Regione Siciliana, nominata attraverso un meccanismo telematico, infatti, avrebbe eseguito i controlli di primo livello sui corsi ogni tre mesi non riscontrando alcuna scorrettezza. I controlli venivano anche effettuati dai funzionari regionali, i soli che, ha spiegato l’avvocato, sarebbero potuti intervenire tecnicamente sulla piattaforma in caso di errori di compilazione e caricamento dei dati. La procedura, infatti, si sarebbe bloccata se si fossero verificate delle anomalie. I controlli di secondo livello sono stati, invece, affidati alla Deloitte, società esterna, dalla Regione Siciliana. Durante la verifica sulla rendicontazione effettuata dall’ispettore di detta società, Benedetto Cassarà, nel 2014, questi aveva manifestato delle criticità non rilevate dai funzionari regionali nel corso dei controlli effettuati nel 2012. Secondo l’avvocato Messina il collegio dei giudici dovrebbe valutare l’atteggiamento adottato dallo stesso in maniera critica, in quanto dalla sua testimonianza, resa nel corso del processo, non sarebbe stata evidenziata una sua conoscenza approfondita del c.d. vademecum che, invece, sarebbe stato rispettato dalla Cottone. Nello specifico, per quanto riguarda la progettazione esterna del sito web, che ha destato nell’ispettore Cassarà un sospetto di irregolarità, il legale della Cottone ha dichiarato che il bando avrebbe consentito degli affidamenti diretti per acquisti superiori ai 20 mila euro e non avrebbe richiesto dei preventivi per suddetta progettazione. E, dunque, la piattaforma Caronte si sarebbe bloccata perché detta progettazione sarebbe stata erroneamente inserita come se fosse stata eseguita internamente. Una correzione dei tecnici regionali sarebbe poi avvenuta su sollecitazione proprio della Promosud. Per quanto concerne la fattura sulla tinteggiatura delle aule, l’ispettore Cassarà, ha sottolineato l’avvocato Messina, l’avrebbe considerata una manutenzione straordinaria e, quindi, non rendicontabile, ma, successivamente, si sarebbe contraddetto. Per la difesa, inoltre, non vi sarebbe nulla di strano sul fatto che delle società “satelliti” della Promosud si fossero occupate, prima o dopo i citati corsi, della manutenzione. Dunque, per l’avvocato Messina il teste “Annaspa”. Relativamente, invece, alla fattura della Exo, il legale della Cottone ha affermato che la grafica sarebbe stata certamente realizzata dai signori Settipani (proprietari della ditta), ma, probabilmente, la gestione del sito sarebbe stata affidata ad un soggetto esterno. Comunque, il sito web della Promosud sarebbe stato utilizzato dagli allievi, i quali avrebbero scaricato la domanda necessaria per la partecipazione ai corsi di formazione. Quindi, sarebbe esistito. Sul reato di truffa aggravata e falso ideologico, avente ad oggetto la realizzazione delle dispense dei docenti, il legale ha dichiarato che la Guardia di finanza, che ha svolto le indagini, avrebbe dovuto parlare di attività intellettuali indicate dal bando. L’avviso pubblico non avrebbe previsto l’originalità delle dispense ma quella della ricostruzione degli antichi strumenti ricostruiti. Quindi, nella conversazione in cui Marianna Cottone fa riferimento al lavoro svolto con la collega Valentina Artale al posto dei docenti De Luca e Di Bona, si parlerebbe della solo rilegatura delle stesse e della stampigliatura dei loghi. Per l’avvocato Messina anche l’accusa sul noleggio delle stesse attrezzature informatiche alle società sarebbe falsa perché solo il video proiettore sarebbe stato affittato 15 giorni prima alla Promosud e poi altri 15 ad Espet dalla Paidos (che per la Procura fa parte della galassia di società riconducibile a Perricone). Relativamente ai timesheet e ai diari di bordo, il legale ha sottolineato che si sarebbero trattati di registri interni e non con una rilevanza pubblicistica. Inoltre, ha ricordato che Marianna Cottone ha ammesso di avere firmato al posto dei docenti. Il suo comportamento, quindi, sarebbe apprezzabile in quanto si è assunta la responsabilità morale, ma non avrebbe falsificato nulla perché immediatamente le avrebbe sostituite con quelle vere. Inoltre, il contenuto del registro non sarebbe stato toccato. Sarebbero state le pressioni dell’ispettore Cassarà a indurre sostanzialmente la Cottone prima a firmare i registri al posto dei docenti e poi a ravvedersi. Infine, l’avvocato Messina ha illustrato la parte dell’inchiesta relativa all’apprendistato professionalizzante del 2013. Per tali fatti ha chiesto la citata riformulazione del reato di corruzione in quella di induzione indebita. Nonostante gli allievi delle imprese aderenti al progetto non partecipassero alle lezioni, perché i datori di lavoro non avrebbero concesso ai tirocinanti di assentarsi per seguirli, il corso di apprendistato sarebbe stato inizialmente attivato dal momento che il bando prevedeva l’obbligo di svolgimento delle lezioni anche con un solo iscritto. Per l’avvocato Messina, gli organizzatori inoltre avrebbero deciso di non procedere alla rendicontazione prima delle perquisizione delle fiamme gialle avvenuta nel 2015 nei locali dove aveva sede la Promosud: via Goldoni n°6 ad Alcamo. A differenza degli altri corsi menzionati, in questo caso la rendicontazione sarebbe stata forfettaria e per i controlli sarebbe stato competente il Centro dell’impiego di Alcamo.
È, dunque, in questo contesto che si sarebbe inserita la vicenda di Emanuele Asta, il quale, essendo stato in passato consigliere comunale e amico di Pasquale Perricone, si sarebbe inizialmente rivolto a lui per cercare di inserire la nipote e la moglie all’interno della cooperativa. Il politico alcamese però si sarebbe tolto dall’ “impiccio” indirizzandolo alla Cottone con la quale venne fissato un appuntamento. Nella conversazione intercettata tra l’Asta e la Cottone, per l’avvocato Messina apparebbe chiara la condotta dell’allora funzionario del Cpi di Alcamo, il quale, davanti alla perplessità sollevata dalla sua assistita sul titolo di studio inadatto in possesso della nipote per poter effettuare un tirocinio presso la Promosud, non avrebbe mancato di rimarcare quanto tenesse alla sua parente. Quindi, secondo il legale, sarebbe chiara la persuasione e la suggestione del soggetto che rivestiva una funzione pubblica. Nel processo, tra l’altro, la sua assistita ha ammesso di essere stata intimidita e di sentirsi imbarazzata di fronte a tale richiesta, anche se l’avrebbe abilmente glissata. L’Asta si sarebbe poi mosso con più decisione per una soluzione lavorativa per la moglie, provando a sottolineare il suo ruolo decisivo nei controlli dei corsi di apprendistato professionalizzante. Nel dialogo intercettato con il Perricone e la Cottone, il funzionario gli avrebbe ricordato che i controlli erano in itinere e a sorpresa, esaltando le funzioni del suo ufficio. Dunque, avrebbe inteso depositare il suo potere di controllo. Per l’avvocato Messina, quindi, Marianna Cottone e Pasquale Perricone sarebbero delle vittime. In conclusione, il legale ha chiesto l’assoluzione da tutti i capi di imputazione per la sua assistita perché il fatto non esiste o perché non è stato commesso il reato.
Successivamente, ha preso la parola l’avvocato Giuseppe Benenati, difensore di Pasquale Perricone, affrontando dapprima delle questioni di diritto. In particolare, il legale ha chiesto al collegio dei giudici, facendo riferimento alla sentenza della Cassazione 51/2000, c.d. sentenza “Cavallo”, di dichiarare inammissibili o non utilizzabili le intercettazioni per reati diversi dalla bancarotta fraudolenta e non utilizzabili le dichiarazioni del maresciallo della guardia di finanza Giacomo Sorrentino che si è occupato delle indagini e che per la difesa sarebbe incompatibile come teste del processo perché avrebbe anche funto da ausiliare del pubblico ministero durante l’interrogatorio in carcere di Mary Perricone ( la questione era già stata sollevata dinanzi al collegio presieduto dal giudice Piero Grillo che aveva rigettato la richiesta). In seguito, l’avvocato Benenati si è soffermato sul reato di associazione a delinquere e sulla galassia di società per l’accusa riconducibili all’ex vicesindaco di Alcamo. Inoltre, il legale ha illustrato la sua tesi relativamente all’avviso di proroga delle indagini nei confronti dei due cugini Perricone. L’avvocato Benenati continuerà la sua arringa il 2 luglio e argomenterà sul reato di bancarotta fraudolenta.