“Studio e ricerca sono esattamente come il cibo e l’aria che respiriamo, non vanno sprecati”. Queste le parole con cui il professore Lorenzo Nigro, docente di Archeologia all’Università “La Sapienza” si è presentato agli studenti del Liceo Scientifico “Pietro Ruggieri” di Marsala.
Autore di numerose pubblicazioni, tra cui la recente “I geni di Mozia”, il docente romano dirige la missione archeologica riavviata nel 2002 nell’isola, nell’ambito della collaborazione tra la Sapienza e la Soprintendenza ai Beni Culturali e Architettonici di Trapani.
Proprio la storia di Mozia, tra i più importanti insediamenti fenici del Mediterraneo, è stata al centro dell’incontro tenuto in videoconferenza con gli studenti marsalesi, che hanno ascoltato con attenzione la ricostruzione di Nigro, che inizialmente si è soffermato sulla denominazione dell’isola – il nome originario, Motya, fa riferimento al concetto di approdo – e sulla sua conformazione geologica che la rendeva prodiga di pozzi di acqua dolce, particolarmente utili per i naviganti e le loro soste lungo le rotte dei fenici, in quel Mediterraneo in cui sono transitate idee, innovazioni, oggetti, che si associarono alle culture autoctone. L’insieme di questi elementi si tradusse nella certificata crescita demografica che si manifestò a Mozia in quegli anni, a testimonianza di una comunità viva e feconda, capace di richiamare donne e uomini che ne volevano diventare cittadini.
Una ricostruzione storica rigorosa, che trae ulteriore linfa da una professione – quella dell’archeologo – che come ha evidenziato Nigro consente di mettere le mani nella terra per scoprire “che la realtà è molto più sfaccettata rispetto a come la si vorrebbe riprodurre”.