Il 2020 è stato uno degli anni più difficili per la forza politica che ha portato la città ad essere considerata la roccaforte dei pentastellati a tutti i livelli istituzionali. Un’escalation di eventi, quelli susseguitisi nei 12 mesi trascorsi, che potrebbero avere delle ripercussioni importanti in vista delle comunali di primavera. Ad oggi rimane una sola minima certezza: un Surdi bis alla guida del Comune.
Sono appena trascorsi 365 giorni di fuoco, tra dimissioni da alcuni ruoli di esponenti locali e cambi di casacca susseguitisi al Parlamento regionale, nazionale ed europeo. Se tali défaillances avranno delle ripercussioni importanti sarà possibile riscontrarlo alle elezioni amministrative che si terranno la prossima primavera. Intanto, a capo dei 5 Stelle è rimasto al momento saldo il sindaco, Domenico Surdi, pronto a guidare ancora una volta Alcamo per i futuri 5 anni. Il 2020 si è appena concluso con l’ultimo addio al Movimento Cinque Stelle da parte del deputato nazionale Antonio Lombardo, il quale non ha retto al suo ruolo di rappresentante della forza politica che ha portato la città ad essere considerata la roccaforte dei pentastellati a tutti i livelli istituzionali. Lombardo ha lasciato i grillini dopo due anni dalla sua elezione a Montecitorio. Occorre, però, tornare indietro di 12 mesi per tentare di comprendere cosa sia accaduto all’interno dei pentastellati alcamesi, punto di riferimento non solo per tutta la provincia di Trapani, ma anche per altri territori dell’Isola che hanno guardato alla città che si affaccia sul Golfo di Castellammare come modello da seguire per mettere radici.
A gennaio del 2020, dunque, è arrivato il primo fulmine al ciel, già poco sereno, del M5S di Alcamo: le dimissioni da consigliere comunale di Annalisa Ferrara. La sua decisione è arrivata dopo il nulla di fatto, da parte del meetup locale e dei tre esponenti grillini a livello regionale, nazionale ed europeo, nel prendere provvedimenti nei confronti del franco tiratore che, in occasione della elezione della presidenza della commissione al bilancio, ha consegnato la stessa al gruppo politico dell’Udc, e facendo perdere in tal modo un pezzo di potere della propria scacchiera. L’ex consigliera comunale, tuttavia, non ha ritirato la sua adesione al Movimento 5 Stelle, restando in attesa che la verità sui fatti accaduti un giorno venga da sola disvelata.
Poco più di un mese dopo, ecco che è arrivata un’altra scossa. Il passaggio di Alessandra Cuscinà al gruppo misto. La scelta è giunta dopo essere stata di fatto sfiduciata dai suoi colleghi come capogruppo. Non è dato ancora oggi sapere se la mossa politica sia stata frutto della presa di posizione in direzione opposta a delle sue dichiarazioni in Consiglio comunale o, invece, della sua difesa della consigliera comunale che appena 30 giorni prima aveva lasciato ad altri la poltrona dell’Aula Falcone-Borsellino. Da capogruppo dei pentastellati, infatti, la consigliera Cuscinà aveva mal digerito, rispetto ad altri, la cessione della presidenza della seconda commissione consiliare. Questo tiro mancino nei suoi confronti, comunque, l’ha spinta a non lasciare la sua carica e a passare al gruppo misto, come detto.
Tre mesi dopo, invece, rinunciava al ruolo di vicepresidente del consiglio comunale Giovanna Melodia. Il suo non è stato un segnale di rottura, come ha spiegato nella lettera delle sue dimissioni, ma di riflessione sul lavoro istituzionale che la carica più alta dell’organo elettivo, a parer suo, avrebbe dovuto effettuare con una maggiore presenza sul territorio. È rimasta nella maggioranza consiliare grillina. La Melodia, allora, non poteva sapere che sarebbe arrivata un’altra donna a rubarle la scena e far passare in secondo piano il suo gesto politico.
Dopo, infatti, tre giorni, a sorpresa, viene annunciato all’Assemblea Regionale Siciliana il simbolo di un nuovo partito: Attiva Sicilia. Tra i 5 sorrisi dei protagonisti che reggono il vessillo, spicca quello della deputata Valentina Palmeri, la quale, però, si era dimenticata di comunicare al meetup di Alcamo il suo “adieu” ai pentastellati della città, suscitando le critiche di attivisti che ne hanno chiesto le dimissioni a gran voce per mezzo del parlamentare nazionale grillino Antonio Lombardo. Il Movimento è cambiato: questa la miccia che ha fatto virare i dissidenti. Con la decisione della Palmeri, si è aperta la stagione degli addii dei “big” pentastellati ad Alcamo.
È cominciata anche, visto che nel suo caso la scelta è scaturita ad un anno dalle elezioni amministrative, la corsa ai quesiti su come l’onorevole di Attiva Sicilia si muoverà in questa città. In sintesi: chi appoggerà alle comunali del 2021? Il suo partito, infatti, non ha preso parte al primo appuntamento elettorale disponibile dopo la sua costituzione: le amministrative di Marsala di autunno. Corteggiato da diverse forze politiche locali, Attiva Sicilia non ha fatto qui il suo debutto.
Che sia proprio la città di origine a sancire la discesa in campo locale? E quali alleanze potrebbe stringere dal momento che ha preso le distanze dal Movimento del primo cittadino Domenico Surdi? Troppo presto per fare pronostici. Il suo partito, tra l’altro, è intervenuto in qualche occasione importante a Palazzo dei Normanni anche in soccorso del governo Musumeci. Non si potrebbe escludere anche a livello locale un asse del genere. Inoltre, esponenti grillini locali a lei vicini non hanno respinto i passi falsi succitati del M5S in favore dei democristiani.
Se nel corso della prima parte del 2020, all’interno dei pentastellati, sono state le donne ad essere le protagoniste della scena politica, rubando il primo ruolo ad Alcamo ai colleghi uomini, durante il secondo semestre dell’anno i riflettori si sono accessi proprio su questi ultimi. Dal tavoliere da gioco dei grillini alcamesi si sono autoeliminati due rappresentanti politici ad alti livelli istituzionali. Il primo, l’eurodeputato Ignazio Corrao, ha lasciato i 5 Stelle all’inizio di dicembre per approdare al gruppo parlamentare dei Verdi, anche se non dovrebbe entrare nel partito. Un vero colpo duro per i pentastellati locali, evidentemente, senza più un’ala protettiva dall’alto, la massima carica politica che, con la sua conquista di Bruxelles per la seconda volta nel 2019, aveva fatto nuovamente centrare il poker d’assi di ruoli istituzionali in mano ad Alcamo: sindaco, deputato regionale, nazionale ed europeo. Se si interesserà nel 2021 alla competizione elettorale che vedrà la sua città in prima linea, al momento non è dato sapere in quali termini. Infatti, sia Corrao che Antonio Lombardo, l’ultimo ad avere detto addio ai grillini dopo 5 giorni dal primo, non fanno certo parte di quei politici che hanno un bacino elettorale cristallizzato in Sicilia. Soprattutto, nel caso del secondo parlamentare, dal momento che la sua elezione è avvenuta nell’ambito del collegio plurinominale, senza una preferenza. Quindi, i voti ottenuti ad Alcamo, circa 10 mila nel collegio uninominale, sono andati alla collega Piera Aiello (anche lei uscita dal M5S). Il deputato nazionale, in un’intervista rilasciata recentemente, ha dichiarato che continuerà a sostenere il primo cittadino, Domenico Surdi. Come ciò avverrà, anche nel suo caso, non è chiaro. Il suo infatti, sembra essere un appoggio morale più che fattivo. La sua candidatura alle politiche del 2018 è stata resa possibile grazie anche alla convergenza degli attivisti alcamesi sul suo nome nell’ambito della selezione per i rappresentanti a Roma. Dunque, ad oggi, rimane privo di un vero elettorato.
Alla vigilia di Natale, dunque, il primo cittadino si è ritrovato solo al comando, restando la più alta carica politica della città fino a poco tempo fa in pugno ai pentastellati. Adesso si apre per lui la più importante partita a scacchi, senza dimenticare che, dalla sua elezione, la forza politica che ha portato nuova linfa al potere ha potuto vantare numeri eccellenti e sprecarli, adesso, sarebbe davvero da principianti. Ricordiamo che alle precedenti comunali, quelle del 2016, la lista del M5S al 1° turno ha ottenuto 8.535 preferenze, il 31,42% dei voti degli elettori. Alle regionali del 2017, 5.826 croci, alle nazionali 10.449 preferenze (Piera Aiello), il 46,94%. Infine, alle europee del 2019, gli alcamesi hanno espresso per i pentastellati 6.191 voti, il 38,6%. Un’oscillazione tra i 5 mila e i 10 mila voti che dovrebbe far riflettere chi si appresta a ritentare la carta della conferma in città, in un clima diverso e dovendo fronteggiare chi è rimasto fuori dalle stanze del potere alle amministrative di 5 anni fa. Come scriveva ad un caro amico Lucio Dalla, nel testo de “L’anno che verrà”, una delle sue canzoni più famose: “L’anno vecchio è finito, ormai. Ma qualcosa ancora qui non va”.