Sono volate parole grosse nella seduta di martedì scorso del Consiglio comunale di Marsala. Protagonisti, in negativo da qualsivoglia ottica si voglia guardare la vicenda, il presidente del Massimo Consesso Civico lilybetano Enzo Sturiano e il capogruppo socialista Michele Gandolfo. All’origine della discussione la posizione pubblica presa nei giorni scorsi dai due sulla opportunità di convocare una seduta aperta del Consiglio dove discutere dei risultati della Commissione di inchiesta sull’Ato. La commissione lo scorso anno fu istituita con un voto unanime dal Consiglio comunale. I lavori della stessa non sempre sono stati spediti, tanto che Michele Gandolfo che ne era stato eletto presidente, convocò una conferenza stampa per denunciare quello che a suo dire era stato il tentativo di “sabotarne” i lavori attraverso lungaggini burocratiche. “Abbiamo convocato persone che possono essere utili all’indagine della Commissione – dichiarò allora Gandolfo – e alcuni non si sono presentati o tardano ancora a farlo. Abbiamo richiesto dei documenti all’Ato e al comune di Marsala e siamo da tempo in attesa che ce li inviino”. Dopo alterne vicissitudini, la conferenza stampa di Gandolfo fu contestata da alcuni consiglieri componenti la commissione e dallo stesso Sturiano che in una riunione di Consiglio disse che era stata quantomeno inopportuna, si arrivò alla relazione finale. Da allora e fino ad ieri, il Consiglio comunale ufficialmente non ha trattato la questione. Occorre dire che nell’ordine del giorno che si sta discutendo in Consiglio comunale compare anche la questione della trattazione del risultato della Commissione d’inchiesta. Ma Gandolfo non si è accontentato e ha incalzato Sturiano affermando che il presidente continua a non volere convocare il Consiglio in una seduta aperta per discutere del risultato della commissione: “Sturiano ha interesse ad insabbiare tutto per non rompere determinati equilibri che si sono creati- ha detto il capogruppo del Psi”. Questa affermazione è stata ritenuta gravissima da Sturiano che ha preannunciato una querela per diffamazione nei confronti del collega. A nulla sono valsi alcuni tentativi di riportare alla “normalità” il dibattito e che se il presidente darà seguito a quanto affermato, da oggi si trasferirà nelle aule del Tribunale di Marsala. Sono seguite poi una serie di comunicazioni sullo stato in cui versa il Comune. Tra le proposte, quella provocatoria di Rosanna Genna che invitato alle dimissioni di massa tutti i colleghi. Da registrare anche in chiusura di seduta la proposta di prelievo del punto 14 all’ordine del giorno riguardante il permesso di “…prospezione di idrocarburi liquidi e gassosi in mare da realizzare nella zona marina “G” nel Canale di Sicilia, antistante diversi comuni dell’Isola tra cui quello di Marsala”. Nel numero di Marsala c’è come ricordato da alcuni interventi in aula di mercoledì, il nostro giornale aveva largamente informato i lettori della situazione. Senza creare allarmismi ma raccontato i pericoli che si corrono autorizzando scavi nelle profondità del mare Mediterraneo. Su proposta del gruppo “Insieme per Marsala” il punto è stato prelevato all’unanimità e posto in discussione. Sull’argomento è intervenuto il consigliere del Partito democratico Nicola Fici che ha invitato il Consiglio ad esprimere la sua disapprovazione e contrarietà al cosiddetto decreto “Sblocca Italia” nella parte in cui è previsto, all’art. 38, che lo Stato consente di effettuare nelle acque delle Isole Egadi attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi e quelle di stoccaggio di gas naturale. Fici ha però omesso di dire che il decreto che consentirà di trivellare il mare antistante le nostre coste, è stato fortemente voluto dal leader del suo partito Matteo Renzi e che proprio in queste ore è stato approvato dal Senato con il voto determinante del Pd. Più articolato e tecnico l’intervento del Consigliere Salvatore Accardi. “Non è pensabile – ha affermato l’ingegnere che aderisce al gruppo di Insieme per Marsala – che le attività di studio previste possano essere effettuate senza alterare l’equilibrio dell’ambiente marino. Non è neppure lontanamente concepibile che l’uso delle tecnologie più avanzate a disposizione dei tecnici possano evitare conseguenze che potrebbero essere disastrose per la flora e la fauna del sottosuolo marino. Inoltre c’è da considerare l’eventuale danno economico che l’installazione potrebbe avere sulla attività della nostra marineria”.
Giudiziaria