Quando leggerete queste nostre note il presidente del consiglio dei ministri, Giuseppe Conte avrà reso noto durante la sua conferenza stampa convocata alle 18.15 il suo pensiero dando seguito al suo messaggio social in cui affermava di avere qualcosa da dire e pure di urgente.
La scelta dell’ora insolita, il tardo pomeriggio di un lunedì di giugno non è, secondo gli esperti, casuale: si tratta di un’ora in cui i mercati finanziari sono chiusi e quindi le sue parole non potranno incidere impattando subito con le le borse. Bravo e puntuale. Ma la vera notizia ( poi magari ci siamo sbagliati e voi già sapete), è l’impressione che quel “ho qualcosa da dire” non sia tanto rivolto agli italiani ma ai due partners di governo: Lega e Movimento 5 Stelle. Forse più precisamente a Matteo Salvini e Luigi Di Maio.
Scriviamo ancora mentre Conte deve parlare, ma già i commenti si sprecano. Ministri, sottosegretari e deputati pentastellati si sono affrettati a ricordare i risultati raggiunti in questo anno di governo dalla maggioranza giallo-verde. Ci è sembrato di capire che in tanti “tremano” alla eventualità di una caduta del governo e che si possa andare allo scioglimento delle Camere e quindi ad elezioni anticipate. In ambienti grillini si sussurra che la loro regola interna di non più di due candidature, porterebbe alla uscita di scena di tanti protagonisti della politica degli ultimi anni (a cominciare da Di Maio). Sul fronte leghista gli uomini di governo stanno cominciando pensare che meglio di come stanno non possono stare. Sono in carica e se i sondaggi li danno per aumentati e di molto, di conseguenza di tanto aumenterebbero i pretendenti alla future cariche di governo. Ma anche nel Pd tutto sommato in tanti, ancora tantissimi, renziani in carica sono così certi che Zingaretti li ricandiderebbe?
Quindi tutti si auspicano che il male minore per la politica e per il Paese?) sia che Conti faccia qualche chiamata al lavoro, qualche tirata di orecchie e inviti tutti al rispetto del contratto di governo. In fondo per maggioranza e opposizione il governo può andare avanti almeno fino alla legge di Bilancio, magari alle condizioni del premier. Poi magari (lo ripetiamo scriviamo quando Conte deve iniziare a parlare) si andrà a votare subito, secondo il calendario concordato con Sergio Mattarella (Camere sciolte a luglio, elezioni a settembre e Finanziaria affidata a chi le vince).