“So di andare controcorrente, ma preferisco essere criticato piuttosto che sostenere ciecamente una riforma che rischia di creare più contraddizioni di quelle che risolve. Per questo ho presentato un disegno di legge sul superamento delle Province che si basa essenzialmente su cinque punti: istituzioni di nove Liberi Consorzi di Comuni; elezione diretta del Presidente del Libero Consorzio; decentramento amministrativo di compiti e funzioni oggi in capo alla Regione; eliminazione di tutti gli enti intermedi; istituzione delle Città Metropolitane di Palermo Catania e Messina”. Lo dice Giovanni Panepinto, deputato regionale del PD e componente della commissione Affari istituzionali, che ha presentato un disegno di legge all’Ars. (Il ddl prevede che i Consorzi siano nove in tutto, comprese le tre Città Metropolitane). “Partiamo da un presupposto – aggiunge Panepinto – la riforma delle Province, in Sicilia come in Italia, nasce principalmente da un’esigenza di spending-review. Ma l’obiettivo del contenimento della spesa si ottiene eliminando enti inutili, strutture intermedie e duplicazione di funzioni: senza una riforma incentrata su questi punti, non solo non si risparmierà ma non si elimineranno molti di quei lacci burocratici e amministrativi che soffocano la Sicilia”. “A differenza di molti, poi – continua Panepinto – credo che il ‘costo’ dell’elezione diretta del Presidente dei Liberi Consorzi possa determinare un risparmio globale più forte, dal momento che un presidente democraticamente eletto e investito dal mandato popolare potrà avere molta più capacità di incidere sul fronte del risparmio e dell’efficienza di quanta ne possa avere un sindaco eletto da altri sindaci, che inevitabilmente sarà portato all’arte della mediazione per mantenere quella carica”. “Mi auguro – conclude l’esponente del Partito Democratico – che dentro il mio partito, dentro la maggioranza e dentro e fuori il parlamento si possa sviluppare un dibattito sereno che guardi al merito e non, come spesso accade, incentrato su slogan e demagogia”.
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