Il Tribunale Federale della Federazione Italiana Pallacanestro (FIP) ha recentemente emesso una sentenza contro Valerio Antonini, presidente della Trapani Shark, imponendo un’inibizione di due anni fino al 30 dicembre 2027 e tre punti di penalizzazione da scontare nel campionato di Serie A 2025-2026. Questa decisione, motivata da violazioni agli articoli 59 e 61 del Regolamento di Giustizia relative a presunte irregolarità nell’uso di crediti d’imposta inesistenti per debiti fiscali e previdenziali, si aggiunge a penalizzazioni pregresse per la società siciliana, portandola a 12 punti in classifica e al 6°-8° posto condiviso con Trieste e Napoli. Il caso ha un’eco storica nel basket italiano, dove analoghe sanzioni hanno colpito dirigenti di club prestigiosi per motivi amministrativi e finanziari simili.
Il contesto del caso Trapani Shark
La Trapani Shark, squadra che lottava per le zone alte della classifica, si trova ora in una posizione precaria. L’Agenzia delle Entrate ha segnalato l’uso di bonus fiscali non validi, nonostante un precedente proscioglimento per “ravvedimento operoso”. Il club ha già subito quattro punti di penalizzazione per irregolarità IRPEF e INPS, più uno per il mancato pagamento della rata federale di agosto 2025. La sentenza del 30 dicembre 2025 ha rigettato le eccezioni preliminari, chiudendo un capitolo che il club aveva tentato di contestare con minacce di non presentarsi a partite e ricorsi al TAR Lazio per danni milionari. Per i tifosi trapanesi, appassionati di basket, questa è un’altra complicazione in una stagione già travagliata.
Precedenti significativi: Varese e il caso Vittorelli
Un precedente diretto risale al 2023, quando la Pallacanestro Varese è stata colpita da una sanzione pesantissima: 16 punti di penalizzazione e un’inibizione di tre anni per il presidente Marco Vittorelli, fino al 13 aprile 2026. Le violazioni riguardavano gli stessi articoli 59 e 61 del Regolamento di Giustizia, con accuse di irregolarità amministrative e falsi documenti. Questo ha alterato profondamente la classifica della squadra lombarda, un tempo gloria del basket italiano, dimostrando come la FIP applichi pene severe per tutelare l’integrità finanziaria delle società. Il deferimento e le motivazioni ufficiali sottolineano un approccio rigoroso verso comportamenti che minano la credibilità del movimento.
Il caso emblematico di Siena e Ferdinando Minucci
Tra i capitoli più drammatici della storia FIP spicca l’inchiesta “Time Out” del 2016 sulla Mens Sana Siena. Ferdinando Minucci, storico presidente biancoverde, è stato inizialmente inibito per tre anni, misura confermata fino al 2019, per reati tributari, false fatturazioni e un sistema di illeciti che ha portato alla radiazione a vita. Minucci ha patteggiato una pena penale di quattro anni e 10 giorni, segnando la fine di un’era per Siena, da regina d’Europa a club in ginocchio. Coinvolti anche altri dirigenti come Olga Finetti, sanzionati con inibizioni di tre anni per analoghi problemi finanziari. Questi procedimenti, esaminati dal Collegio di Garanzia dello Sport, rappresentano un punto di non ritorno nella lotta alla mala gestione.
Altri casi delle sanzioni FIP
La giurisprudenza FIP include una varietà di misure, proporzionate alla gravità. Ad esempio, Massimo Antonelli del Tam Tam Basket ha ricevuto tre mesi di inibizione per violazioni minori su tesseramenti under, mostrando che non tutte le pene sono draconiane. Il Massimario del Tribunale Federale elenca decine di decisioni per articoli 59 e 61, spesso legati a crediti d’imposta fantasma, evasioni contributive o irregolarità nei pagamenti federali. Queste sanzioni non solo penalizzano i singoli, ma impattano intere stagioni, modificando equilibri competitivi e costringendo club a riorganizzarsi.
In un panorama sportivo dove la sostenibilità finanziaria è cruciale, i casi come quello di Antonini ricordano l’importanza di una gestione trasparente. La FIP, attraverso il suo Tribunale Federale, agisce come garante, ma le ricadute sui tifosi e sulle comunità locali – come quella siciliana per Trapani – sono tangibili. Mentre la Trapani Shark valuta appelli, la storia insegna che la giustizia sportiva raramente fa sconti, preservando l’etica del gioco.