L’inchiesta Liberty Lines sta portando degli strascichi pesanti. Dopo il sequestro del patrimonio alla compagnia marittima, sono stati segnalati ben due stop che hanno lasciato a piedi i pendolari delle isole minori, soprattutto quelli delle Egadi. Da qui la netta la posizione della deputata regionale trapanese del Movimento 5 Stelle, Cristina Ciminnisi, che ha presentato un’interrogazione al Presidente della Regione e all’Assessore alle Infrastrutture e alla Mobilità dopo il sequestro preventivo del compendio aziendale di Liberty Lines e le gravi ricadute sul servizio di trasporto marittimo veloce: “Parliamo di un servizio pubblico essenziale – dichiara Ciminnisi – che garantisce il diritto alla mobilità, alla salute, allo studio e al lavoro di migliaia di persone. Eppure, da settimane, ricevo segnalazioni di corse cancellate, ritardi e disagi che stanno mettendo in ginocchio le comunità delle isole minori”.

Secondo la deputata, il problema non nasce oggi: “E’ dall’inizio della legislatura che denuncio le criticità nei collegamenti marittimi e chiedo maggiore attenzione e controlli da parte della Regione. Nel pieno rispetto del lavoro della magistratura, che farà il suo corso, avevo già chiesto un’audizione in Commissione, proprio per avviare un confronto istituzionale con il Governo regionale e capire quali verifiche fossero state fatte e quali misure si intendesse adottare. Oggi appare chiaro che la vigilanza regionale è stata insufficiente e che le mie preoccupazioni erano fondate”. Ciminnisi punta il dito contro il Governo Schifani: “La Regione è la stazione appaltante e non può far finta di nulla. Nel corso degli anni dove sono stati i controlli? Sono state applicate le penali previste per le corse soppresse? Quali azioni concrete sono state messe in campo per garantire un servizio regolare e sicuro?”. L’interrogazione chiede risposte immediate ma soprattutto atti conseguenti: “E’ doveroso il rispetto del lavoro della magistratura – sottolinea la deputata M5S – ma è necessaria un’assunzione di responsabilità politica perché le isole minori non possono continuare a pagare il prezzo dell’inerzia della Regione Siciliana”.