Nelle prime ore del mattino di ieri la Polizia di Stato ha eseguito, su delega della DDA di Palermo, un’ampia operazione antimafia che ha portato all’emissione di 27 misure cautelari (16 in carcere e 11 ai domiciliari) nei confronti di soggetti indiziati di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, in alcuni casi aggravata dall’agevolazione della famiglia mafiosa di Cosa nostra di Marsala. Contestualmente sono state effettuate 20 perquisizioni tra Trapani, Marsala e Mazara del Vallo, con l’impiego di 200 agenti, unità cinofile e reparti speciali. L’indagine, avviata nel 2020, ha ricostruito le attività di tre gruppi criminali attivi nel traffico di cocaina e operanti in stretto contatto con esponenti apicali della mafia marsalese, che venivano costantemente aggiornati sui traffici e ne traevano profitto.
Quell’incendio che distrusse la veranda di un bar
atto più grave: l’incendio al bar
L’indagine ha documentato il coinvolgimento del pregiudicato della pescheria e dei suoi familiari in un gravissimo atto intimidatorio, costituito dal danneggiamento mediante incendio di un bar di Marsala, il “Frency cafè”, avvenuto nel gennaio 2022. L’episodio è emerso come un’azione deliberata: il titolare del bar aveva rifiutato di assumere l’indagato, che cercava un impiego per ottenere permessi e attenuare la misura restrittiva cui era sottoposto e per ritorsione in quanto l’uomo — insieme al padre e al cugino — ha deciso e organizzato l’incendio del locale. L’esecuzione materiale è stata commissionata a un consumatore di droga in debito con il gruppo criminale, al quale è stato intimato che il bar “doveva diventare cenere”. Questo episodio rappresenta uno dei momenti significativi dell’indagine in termini di violenza e capacità intimidatoria del gruppo.