Sì ai chioschi fissi allo Stagnone ma rischio per l’ambiente: la vicenda approderà in Europa?

redazione

Sì ai chioschi fissi allo Stagnone ma rischio per l’ambiente: la vicenda approderà in Europa?

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domenica 19 Ottobre 2025 - 07:06

Dopo la recente sentenza del Tar di Palermo, che ha dato ragione agli operatori turistici del litorale dello Stagnone in merito alla permanenza invernale delle strutture stagionali, i ‘tutori dell’ambiente’ tornano a farsi sentire con toni critici. La voce è quella di Letizia Pipitone del Circolo Legambiente Marsala-Petrosino, componente della direzione regionale, che definisce il pronunciamento del tribunale “la classica vittoria di Pirro”. Secondo Pipitone, il problema va oltre l’aspetto giuridico: anche ammesso che la Soprintendenza abbia interpretato in modo restrittivo la norma, resta evidente l’insostenibilità di un sistema economico fondato su “centinaia di chioschi su appena 14 km di costa”. Per l’esponente ambientalista, alcuni chioschi lavorano solo in alta stagione, mentre molti restano vuoti o sono già chiusi, così come diverse scuole di kitesurf che non reggono la concorrenza e la scarsità di domanda. Oltre all’insostenibilità economica, Pipitone sottolinea anche il danno ambientale e paesaggistico: la tranquillità della Riserva, uno dei suoi tratti distintivi, viene compromessa da un’attività turistica eccessiva e mal regolamentata. A farne le spese, sono la flora e la fauna tipica.

I legali degli operatori commerciali dell’area dello Stagnone, gli avvocati Antonino Mastrantoni e Piero Marino dello Studio Legale Frazzitta, hanno definito la sentenza “una vittoria per tutto il territorio”. Nel mese di giugno scorsi, peraltro, ai residenti e agli operatori della zona, è stato presentato un Piano della Riserva dello Stagnone presentato su un progetto dell’Amministrazione comunale di Marsala. L’intento è quello di tutelare la natura dei luoghi e al contempo venire incontro a chi ha attività commerciali nella zona. Il Piano chiarisce quali sono le zone A (isole e specchio d’acqua) e le zone B (costa), che la Riserva si estende per 420 ettari, che ci sono dei vincoli paesaggistici come i 150 metri dalla battigia in cui non è concesso costruire e che ci sono dei siti particolarmente tutelati che fanno parte della “Rete Natura 2000”. In queste zone possono essere realizzate tutte le attività volte alla tutela dell’ecosistema: la valorizzazione delle torri San Teodoro, dei solarium, della ciclovia, il restauro dell’impianto dismesso di acquacoltura. Al di là di queste zone si dovrebbe quindi parlare di chioschi, locali, ristoranti. La Riserva paga una sorta di sciacallaggio.

Ed è evidente, come afferma la co-portavoce regionale di Europa Verde Antonella Ingianni,… che il problema è alla base. Tutto questo proliferare di chioschi non è funzionale ad una buona gestione dell’area protetta, anche se le strutture ricadono in zona che non è pre-riserva, ma comunque è una zona a vincolo paesaggistico che rientra nelle ZTS, Zona di Protezione Speciale e nei Sic, Siti di importanza comunitaria. Ci sono evidenti criteri non compatibili con le Aree Natura 2000 di cui fa parta la zona del litorale dello Stagnone”. La Ingianni inoltre lancia un messaggio forte e chiaro al territorio: “Mi raccorderò con il mio partito, porteremo la vicenda in Parlamento Europeo con un’interrogazione in Europa, essendo appunto che le Aree Natura 2000 sono state istituite ai sensi di direttive comunitarie”.   

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