Mazara del Vallo: una storia che inizia dall’era Paleolitica

redazione

Mazara del Vallo: una storia che inizia dall’era Paleolitica

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sabato 09 Agosto 2025 - 07:00

Mazara del Vallo è una delle città più affascinanti e culturalmente stratificate della Sicilia. Situata lungo la costa sud-occidentale dell’isola, rappresenta un crocevia millenario di civiltà, dove ogni pietra racconta storie di commerci, conquiste, convivenze e rinascite. Ma è soprattutto il suo spirito arabo, ancora oggi vivo nei vicoli della Kasbah, a renderla unica: la città più araba della Sicilia, in cui il Mediterraneo è molto più di un mare—è un ponte di anime, di popoli e di tradizioni.

Le radici più antiche: dal Paleolitico alla civiltà fenicia

Le prime tracce della presenza umana nel territorio mazarese risalgono al Paleolitico superiore. In contrada Roccazzo sono stati rinvenuti utensili come grattatoi, bulini e lame in selce, segni di una frequentazione stabile e organizzata. Nel Mesolitico, l’area dei Gorghi Tondi presenta ulteriori segni di insediamento, seguiti nel Neolitico dalle tombe a grotticella, veri e propri ipogei scavati nella roccia. L’Eneolitico è testimoniato da villaggi capannicoli e necropoli, mentre nell’Età del Bronzo gli abitati si sviluppano soprattutto lungo le valli fluviali del Mazaro e dell’Arena (contrade Gattolo, Granatelli, Malopasso).

I Sicani e l’arrivo dei Fenici

Intorno al 1000 a.C., i Sicani, antichi abitanti della Sicilia interna, lasciano testimonianze importanti come le tombe a dromos. Poco dopo, arrivano i Fenici, grandi navigatori, che trovano in Mazara un porto strategico per le loro rotte verso la Spagna. Inizialmente solo luogo di sosta, Mazara diventa poi un emporio fenicio permanente, come dimostrano vasi, vetri e monete rinvenuti tra la foce del Mazaro e Capo Feto. Resti fenici importanti sono stati rinvenuti anche sotto il Palazzo dei Cavalieri di Malta, vicino al porto.

Il periodo greco, romano e punico

Con l’espansione greca, Mazara diventa un fiorente emporio di Selinunte, assumendo caratteristiche urbane vere e proprie. Le monete con la scritta ἐμπόριον (empòrion) ne attestano l’importanza come centro commerciale attivo nel Mediterraneo. Dopo la distruzione di Selinunte da parte dei Cartaginesi nel 409 a.C., Mazara è contesa per circa 150 anni tra Siracusa e Cartagine, fino alla definitiva conquista da parte dei Romani. La città conserva numerosi reperti: sarcofagi, urne cinerarie, mosaici, ville, e documenti epigrafici che testimoniano una vivace vita urbana. In epoca romana, il cristianesimo comincia a diffondersi, e nelle grotte di San Bartolomeo (contrada Miragliano) si riunivano probabilmente i primi fedeli. Qui nasce San Vito, patrono di Mazara, la cui figura diventerà centrale nella devozione cittadina.

I secoli bui e il ritorno alla vita: Bizantini e Arabi

Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, anche Mazara affronta un periodo difficile: Vandali e Goti devastano la città, costringendo gli abitanti a rifugiarsi nelle campagne. Solo nel 533, con la riconquista bizantina guidata da Belisario, ritorna un clima di relativa stabilità. Tuttavia, l’elevata pressione fiscale bizantina limita la rinascita economica. Il 16 giugno 827, le truppe musulmane sbarcano a Capo Granitola, nei pressi di Mazara. Inizia così la conquista islamica della Sicilia, che trasformerà profondamente la città. Gli Arabi e Berberi portano innovazione agricola, artistica, architettonica e giuridica. Mazara diventa il centro giuridico più importante dell’isola e un hub di commercio e cultura. La città raggiunge i 30.000 abitanti, seconda solo a Palermo. Nascono scuole giuridiche (con figure come Imam al-Mazari, Abu Abd Allah al-Mazari), e una vivace comunità letteraria (tra cui Ibn Rasiq, Ibn Safar, Ibn al-Birr, Ibn Makki). La città si riempie di cortili, mercati coperti, architetture con archi e decorazioni islamiche: la Kasbah, cuore del centro storico, nasce in questo periodo.

Normanni, Svevi e Aragonesi: tra fasto e repressione

Nel 1072, i Normanni conquistano Mazara e costruiscono la Cattedrale, oggi Duomo. La città diventa sede della Diocesi e nel 1093-97 accoglie il conte Ruggero d’Altavilla come residente. Il campanile della Cattedrale è ricavato dal minareto della Moschea Magna. Nel 1154, il geografo arabo al-Idrisi visita Mazara e la cita nel suo celebre Libro di Ruggero. Con Federico II di Svevia, nel 1216, si ordina il trasferimento forzato dei musulmani a Lucera, in Puglia, spopolando la città e compromettendo la produzione agricola. Con gli Angioini, la situazione non migliora. Solo nel 1317, sotto Federico III d’Aragona, la città conosce un piccolo riscatto: gli vengono concessi privilegi economici e una fiera franca di 30 giorni.

Dal dominio feudale all’età moderna

Mazara passa sotto diverse signorie: Peralta, Cabrera, Cardona. Più volte la città riesce a riscattare la propria autonomia tornando sotto controllo diretto del Regio Demanio. Il Seicento è segnato da carestie, miseria e dai tumulti del 1647. In questa fase è la Chiesa a sostenere la popolazione, devolvendo i proventi della Diocesi per aiutare i più poveri. Il 3 novembre 1797, avviene un evento che segna la spiritualità cittadina: l’immagine della Madonna del Paradiso muove gli occhi. L’evento miracoloso porta alla coronazione dell’effigie nel 1803, diventando simbolo di protezione e fede.

Dall’Unità d’Italia ad oggi

Mazara partecipa attivamente ai moti del 1820, 1848 e 1860. Nel plebiscito del 1860, quasi tutta la popolazione vota per l’Unità d’Italia. Tuttavia, le speranze di miglioramento economico si infrangono presto, portando i lavoratori umili a fondare il locale Fascio dei lavoratori nel 1893. I moti popolari vengono però repressi nel gennaio 1894 con lo stato d’assedio imposto da Francesco Crispi. Tra fine Ottocento e inizio Novecento, migliaia di mazaresi emigrano verso Stati Uniti, Australia, Argentina. La Prima guerra mondiale rallenta ulteriormente lo sviluppo. Tra il 1920 e il 1930, si passa alla pesca meccanizzata, rilanciando l’economia locale. La Seconda guerra mondiale interrompe di nuovo il progresso, ma nel dopoguerra la città si riprende rapidamente.

La Kasbah e il Museo del Satiro, simboli della Città

La Kasbah di Mazara è uno dei quartieri arabi meglio conservati d’Europa. Vicoli stretti, archi, cortili interni, decorazioni in maiolica, portoni blu e murales che raccontano storie. Raccontarla a parole? Troppo poco. Bisogna ammirarla, con i suoi colori nordafricani. E viverla. Il Museo del Satiro, oltre al capolavoro di Prassitele, espone reperti provenienti dalle acque del canale di Sicilia, fra cui il frammento bronzeo di zampa di elefante di epoca punico-ellenistica, un calderone bronzeo di epoca medievale, una selezione di anfore da trasporto di epoca arcaica, classica, ellenistica, punica, romana e medievale. Sono esposti anche due cannoni in ferro provenienti da Torretta Granitola, località da cui provengono alcuni capitelli corinzi e ionici. Un altro simbolo della Città? Naturalmente “Gente che viene dal mare”, scultura lungo il lungomare di Mazara, raffigurante pescatori che emergono dal mare. Simboleggia la connessione ancestrale della città con il mare e la pesca, sottolineando l’identità marittima.

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