Dopo oltre un decennio di gestione commissariale, il Libero Consorzio Comunale di Trapani torna ad avere un volto politico. Alla guida di una delle province più vaste e complesse della Sicilia, la squadra del presidente Salvatore Quinci, eletto lo scorso aprile, si è messa subito all’opera per sanare le ferite lasciate da anni di immobilismo. Tra le figure chiave della nuova amministrazione c’è Laura Barone, esponente del Movimento 5 Stelle, consigliera comunale ad Alcamo, oggi anche assessore provinciale con deleghe pesanti: lavori pubblici, infrastrutture, patrimonio e protezione civile. In questa intervista, Barone racconta la situazione trovata all’insediamento, le sfide più urgenti, gli obiettivi per il territorio e le prospettive politiche del nuovo equilibrio alcamese. E sulla situazione politica ad Alcamo, dice…
Dopo le elezioni di secondo livello dello scorso mese di aprile, il presidente Quinci ha distribuito le deleghe alla sua squadra per far ripartire la macchina dell’ex provincia regionale di Trapani. Dopo 12 anni di commissariamento, che situazione avete trovato?
12 anni di commissariamento in cui la politica non ha avuto un ruolo nella predisposizione di atti programmatici e strategici, in ogni ambito della Provincia di Trapani, è una mancanza che ha certamente inciso sul rilancio del territorio. La legge Delrio del 2014 ha ridefinito l’ordinamento delle province, trasformandole in enti di area vasta di secondo livello, pensati come maggiormente aderenti alle esigenze del territorio ma, al contempo, ne ha ridimensionato le competenze. In Sicilia, le province sono state sostituite dai liberi consorzi comunali che, oggi, vedono ritornare il dibattito politico nella gestione del territorio provinciale perché il ruolo di Presidente è rivestito da uno dei Sindaci, così come i Consiglieri sono espressione dei Consigli Comunali. Il nostro compito è quello di far ripartire la macchina dell’ex provincia di Trapani, iniziando da un approccio sinergico con le direzioni e il personale che hanno conoscenza diretta delle esigenze, ma anche delle risorse e potenzialità. È per questo che, all’indomani del 27 aprile, ci siamo messi al lavoro per una ricognizione delle criticità e per una programmazione degli obiettivi e delle priorità meritevoli di maggiore attenzione.
A lei sono toccate le deleghe ai lavori pubblici, infrastrutture, patrimonio e protezione civile. Da dove si comincia e quali sono le priorità?
Si comincia da come ci è stata consegnata la provincia dal periodo di commissariamento che ci ha preceduto, portando avanti ciò che di buono è stato fatto, ma soprattutto programmando interventi efficaci ove questi siano mancati o siano stati carenti. Mi riferisco, ad esempio, alla viabilità e allo sviluppo turistico. Per quanto riguarda le specifiche deleghe che mi sono state conferite dal Presidente Quinci, ritengo siano tutte meritevoli di atti programmatici strategici e ambiziosi. Patrimonio e Protezione Civile sono deleghe tra loro trasversali che, in questo periodo estivo, ci impegnano particolarmente perché le riserve naturali, che rappresentano il nostro fiore all’occhiello, sono interessate da eventi incendiari molto spesso di natura dolosa o colposa. Ecco perché queste due deleghe le concepisco come capisaldi di programmazione in cui dettare linee strategiche che servano non solo come estensione territoriale della provincia, di circa 2.470 km quadrati, ma come occasione di coinvolgimento diretto dei Comuni che ne fanno parte. In quest’ottica i Comuni e, per essi, i Sindaci, le Giunte e i Consigli comunali, possono dare un contributo fondamentale perché hanno una conoscenza diretta sia del territorio comunale che del comprensorio. È necessario, quindi, attuare un coordinamento dei Comuni che possano trovare nel libero consorzio comunale la sintesi per una cooperazione efficace. Lavori pubblici e infrastrutture sono deleghe di medio termine che saranno oggetto di dibattito nell’ambito del prossimo bilancio e del piano delle opere triennali.
In materia di patrimonio e protezione civile, sono previsti interventi concreti per la prevenzione del rischio idrogeologico nelle aree collinari e costiere? Se sì, quali priorità e tempi indicativi?
La Provincia di Trapani negli ultimi decenni è stata vittima di incendi che hanno distrutto ettari di vegetazione e compromesso la stabilità dei versanti e dei corsi d’acqua, aumentando il rischio di frane e alluvioni. Ciò è causa di ingenti danni a infrastrutture, viabilità, abitazioni private oltre che rischio per l’incolumità di persone e animali. Penso ad eventi come l’incendio che ha interessato, in questi giorni, la riserva dello Zingaro e Monte Cofano. Il nostro compito è quello di adottare misure preventive e di mitigazione del rischio e di gestione delle emergenze con efficaci azioni di coordinamento fra tutti i soggetti coinvolti (enti locali, protezione civile, volontari, ecc..). Lo strumento principale di programmazione è il Piano di Protezione Civile che deve andare di pari passo all’evolversi del territorio al fine di garantire una maggiore sicurezza per i cittadini e la tutela del territorio stesso.
Nel suo ruolo di assessore provinciale, come intende bilanciare le urgenze infrastrutturali con le esigenze dei piccoli centri nell’entroterra trapanese, spesso penalizzati nei piani settoriali?
Ecco questa osservazione merita una riflessione. Personalmente ritengo che i Comuni “più piccoli” siano pari ai comuni “più grandi” perché, in un’ottica di estensione territoriale, rappresentano identiche percentuali demografiche. Uno dei settori delle infrastrutture, facente parte del patrimonio, che coinvolge tutti i comuni, grandi e piccoli, è la viabilità provinciale comprensiva di illuminazione e segnaletica. Una viabilità efficiente e sicura è la base fondamentale per lo sviluppo del territorio, non solo perché consente il collegamento fra i comuni, ma perché è funzionale alle attività commerciali, artigianali, turistiche ed agricole. Fortunatamente il taglio di investimenti del governo centrale rivolto alla viabilità delle province dello scorso mese di maggio, che vedeva per la Provincia di Trapani una riduzione di quasi il 70% dei fondi, è stato superato grazie anche alle osservazioni di tutte le province attraverso UPI, ANCI, e i Presidenti dei Liberi Consorzi siciliani. Di questi stanziamenti cercheremo di farne buon uso nell’interesse di tutti i comuni senza penalizzazioni di sorta per i piccoli comuni.
Lei è anche consigliere comunale ad Alcamo e presidente della terza commissione. Dopo l’uscita dalla maggioranza del movimento Alcamo Bene Comune come sta l’amministrazione guidata dal sindaco Domenico Surdi?
Ogni scelta di campo in politica è legittima e va rispettata. La scelta del metodo e la tempistica, però, non le comprendo. Il Sindaco Surdi ha già dimostrato in questi tre anni di consiliatura di poter amministrare proponendo idee che hanno trovato sintesi nel D.U.P. votato favorevolmente dal Consiglio Comunale. Ritengo che continuerà su questa strada, coinvolgendo tutte le forze politiche che vorranno spendersi per il bene della Città.
Come legge l’ingresso in maggioranza del partito democratico che proprio nei giorni scorsi ha annunciato il suo sostegno alla vostra amministrazione?
Lo leggo come un importante atto di responsabilità nei confronti della Città di Alcamo. Dal 2021 il Partito Democratico, con il consigliere comunale Filippo Cracchiolo, ha manifestato interesse e partecipazione al dibattito politico attraverso critiche costruttive mai fini a sé stesse. In tal senso, il contributo del consigliere Cracchiolo si è estrinsecato nella discussione di atti programmatici e importanti come il DUP e il Bilancio, partendo dal ruolo di componente della 2^ Commissione al Bilancio. Ritengo, inoltre, che l’entrata in maggioranza del Partito Democratico sia lo sviluppo fisiologico di un percorso iniziato, da tempo, a più livelli per la costruzione di un fronte progressista che guardi al futuro.
Questo è un governo di rappresentanti che è stato eletto non per volontà popolare ma per imposizione delle lobby politiche a prescindere se è di centro-destra o di centro-sinistra o di altro schieramento politico. Di conseguenza possiamo affermare con semplicità che questo è un governo imposto e non democraticamente eletto secondo quanto prevede la nostra Carta Costituzionale. Fra l’altro aggiungo una mia considerazione: per questo si distingue il governo della nostra Regione dal resto d’Italia. Infatti non è un fattore casuale che ci collochiamo nelle ultime posizioni per qualità della vita e per condizioni economiche