Mazara ferita dall’inciviltà: aiuole distrutte, piante rubate, decoro calpestato

Luca Di Noto

Mazara ferita dall’inciviltà: aiuole distrutte, piante rubate, decoro calpestato

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mercoledì 30 Luglio 2025 - 07:10

A Mazara del Vallo, il degrado urbano ha ormai assunto i tratti di una ferita aperta. Aiuole svuotate, piante divelte, cassonetti trasformati in discariche a cielo aperto e spazi pubblici trattati come terra di nessuno. Un problema che non è solo estetico, ma che è un indicatore drammatico del senso civico che si sta sgretolando sotto i colpi di un’inciviltà persistente e apparentemente inarrestabile. A farsi portavoce di un malessere che non è solo istituzionale, ma anche profondamente personale, è l’assessore al Decoro Urbano e al Verde Pubblico Isidonia Giacalone, che ha scelto parole durissime per descrivere la situazione. “Non posso che esprimere la mia più profonda indignazione per quanto sta accadendo al nostro verde pubblico. È una situazione che definirei scandalosa e che mi porta a un livello di rabbia che difficilmente riesco a contenere”.

Una rabbia che nasce dall’impotenza e dalla frustrazione di vedere vanificato ogni tentativo di miglioramento. In una città in cui si prova a restituire dignità agli spazi comuni, i segnali positivi vengono soffocati da gesti meschini e distruttivi. “Abbiamo iniziato con l’intento di abbellire la nostra città, di renderla più accogliente per tutti. Prima i ciclamini, un tocco di colore per le nostre strade. Poi, per garantire la loro sopravvivenza al sole cocente, siamo passati a piantine grasse, più resistenti, pensate per durare. E cosa è successo?”. Succede che anche ciò che è stato pensato con cura viene annientato. Che il verde pubblico non è solo trascurato, ma letteralmente preso di mira. Le piantine non sono solo state sradicate, ma anche rubate, spaccate e i vasi trasformati in contenitori per l’immondizia. “In un atto di puro e semplice vandalismo, sono state distrutte. E come se non bastasse, in alcuni punti sono state addirittura rubate! Rubate! E ora sento dire che le usano come pattumiere. È uno schiaffo in faccia a chi lavora per il bene comune, a chi cerca di migliorare la qualità della vita di tutti noi”.

Uno schiaffo che va oltre l’atto materiale, uno sfregio alla cura, all’impegno, alla volontà di chi tenta, spesso con fatica e poche risorse, di cambiare volto a una città troppo spesso deturpata da gesti irresponsabili. Ma Giacalone è chiara anche su un altro punto: chi attribuisce la colpa all’amministrazione, sta mirando al bersaglio sbagliato. “Rispondo con la massima fermezza: non scherziamo! L’amministrazione ha fatto e sta facendo la sua parte. Abbiamo messo impegno, risorse e buona volontà. Non possiamo sorvegliare ogni singola aiuola 24 ore su 24!”. E qui si apre il nodo centrale della questione. Se l’amministrazione è chiamata a garantire la manutenzione e a educare al rispetto del bene comune, spetta però ai cittadini proteggerlo, difenderlo, farlo proprio. Perché se un gesto vandalico può essere compiuto in un minuto, riparare il danno richiede più tempo, denaro pubblico, e soprattutto una motivazione che rischia di vacillare ogni giorno di più. “La responsabilità di questa devastazione ricade unicamente su un’inciviltà perpetua e continua che non accenna a diminuire. Un’inciviltà che danneggia la nostra comunità, che ci rende meno belli, meno vivibili”.

L’assessore non nasconde la sua amarezza. E la sua domanda finale è tanto semplice quanto disarmante: “Mi chiedo, è così difficile rispettare ciò che è di tutti? È così difficile comprendere che il decoro urbano è un bene comune, un riflesso della nostra dignità come cittadini? Non possiamo tollerare oltre questo stato di cose. È ora che ognuno si assuma le proprie responsabilità”. Parole che suonano come un ultimatum. Perché quando il senso civico muore, a morire è anche l’identità di una città. E Mazara, che meriterebbe di rifiorire con la sua storia, il suo mare e la sua bellezza, oggi soffre per colpa di chi, nell’ombra, continua a distruggere senza vergogna. La vera emergenza, forse, non è nei rifiuti lasciati a marcire, ma nella mentalità che li genera. E combatterla è il compito più difficile che una comunità possa affrontare. 

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