L’Agave di Favignana, simbolo di forza e resilienza

Camilla Marino

L’Agave di Favignana, simbolo di forza e resilienza

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lunedì 21 Luglio 2025 - 05:25

Nell’arcipelago delle Egadi è presente una ricca e rilevante flora. Girando in bicicletta ogni giorno ammiro e osservo la varietà che mi circonda. Questa nella foto sottostante, che ho appena scattato, è un’agave americana gigante presente sull’isola di Favignana.
Originaria delle regioni aride del Messico e dell’America centrale, chiamata già dagli Atzechi “l’albero delle meraviglie, questa pianta appartiene alla famiglia delle Asparagaceae ed è una succulenta: si definiscono così tutti quegli esemplari che, adattandosi agli ambienti aridi, sviluppano in uno dei tre sistemi di organi, ossia radici, fusto e foglie, deitessuti particolari specializzati nell’accumulo e nell’immagazzinamento di acqua.

Esistono più tipi di agave in botanica e in Sicilia sono quasi un simbolo, ma in Europa le prime furono introdotte dai conquistatori spagnoli, diffondendosi poi in tutta l’area mediterranea.
“L’americana gigante” può raggiungere i due o tre metri di altezza ed è piuttosto longeva se posta nel giusto luogo (15/20 anni).
Le Agavi sono piante perenni e investono tutte le loro risorse in un’unica fioritura spettacolare (monocarpica) prima di morire: uno stelo fiorale munito di rami che si protende verticalmente toccando anche i 6/8 metri di altezza. Questi rami sorreggono dei fiori tubolari giallastri che formano delle pannocchie: la continuità della specie avverrà, nonostante la morte della pianta madre, grazie alla crescita dei polloni basali (i citati rami), trapiantabili, che si svilupperanno in nuovi organismi vegetali, un incredibile ciclo vitale continuo, anche se lento e apparentemente tragico.
Fiorisce, a seconda dell’ambiente, tra i 10 e i 30 anni d’età e i fiori, ricchi di polline e nettare, chiamati “Fiori della morte” per la loro “triste” caratteristica di “assorbire la vita” dalla “madre”, hanno un intenso profumo che attrae numerosi insetti impollinatori.



L’agave è commestibile, la sua linfa è ricca di zuccheri e viene utilizzata cotta o cruda. Le sue proprietà benefiche concentrate nelle foglie carnose, vengono utilizzate per usi terapeutici. Per la presenza di un fitocomplesso che comprende acidi organici, inulina, pectina ed ecogenina, hanno qualità diuretiche, antinfiammatorie oltreché depurative.
Alcune specie vengono impiegate per ottenere il sisal, una fibra tessile; altre sono famose per la produzione di bevande come l’aguamiel e il pulque, ottenute attraverso processi di fermentazione; da non dimenticare tra l’altro la nota tequila (o mescal) elaborata dalla successiva distillazione. Una piccola curiosità in merito a quest’ultimo squisito prodotto: la tequila è vera tequila solo qualora l’agave presente tra gli ingredienti sia al 100%, altrimenti si tratta di una miscela alcolica mescolata ad altro e non pura.

Tutte queste informazioni sopra descritte e da me riassunte e rielaborate le potete trovare in qualsiasi libro di botanica, enciclopedie o banalmente in siti dedicati e maggiormente approfonditi.

Resistenti al clima salmastro, le agavi americane sono presenti a Favignana in diverse zone, tra cui il “Giardino dell’Impossibile” di Villa Margherita, un interessante sito botanico ricavato tra le cave di calcarenite in disuso dell’isola (le pirrere), realizzato dalla madre diNunzio Campo, ora gestore del complesso, che ospita numerose specie provenienti da tutto il mondo e tra queste, appunto, le agavi.

Un luogo che, come avevo già scritto in passato, sembra un mondo a parte, realizzato con piante e fiori di ogni tipo, dove il silenzio è d’oro e l’atmosfera assume toni magici. Questo giardino ipogeo visitabile (cioè sotterraneo ma a cielo aperto) si estende per più di quattro ettari all’interno delle cave di calcarenite e accoglie una variegata e ricca vegetazione, costituita all’incirca da 500generi di organismi vegetali, tra questi anche, appunto, l’agave gigante americana.

Vedo l’agave come un simbolo di resilienza, una pianta tenace capace di sopravvivere in condizioni difficili, da prendere quasi come esempio nei momenti di fragilità umana per la sua abilità nel superare gli ostacoli ambientali durante la sua crescita, ma alla fine si erge come una regina verso il cielo.

E vi lascio con una bellissima poesia di Primo Levi: “Non sono utile né bella, / Non ho colori lieti né profumi; / Le mie radici rodono il cemento, / E le mie foglie, marginate di spine, / Mi fanno guardia, acute come spade. / Sono muta. Parlo solo il mio linguaggio di pianta, / Difficile a capire per te uomo. / È un linguaggio desueto, / Esotico, poiché vengo di lontano, / Da un paese crudele / Pieno di vento, veleni e vulcani. / Ho aspettato molti anni prima di esprimere / Questo mio fiore altissimo e disperato / Brutto, legnoso, rigido, ma teso al cielo. / È il nostro modo di gridare che / Morrò domani. Mi hai capito adesso”.

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