Il Garante per i diritti dei detenuti denuncia la presenza all’interno del Carcere “Pagliarelli” di Palermo di un neonato di appena un mese, recluso assieme alla madre: “Perdonaci, oggi compi un mese dalla tua nascita e lo passerai al carcere di Pagliarelli, nella città dove sei nato. Forse da adulto nessuno si ricorderà di questa parentesi drammatica, attenuata dal calore delle braccia di tua madre e dai sorrisi che il personale della polizia penitenziaria ti regala, i tuoi occhioni scuri scrutano queste ‘zie’ che ti fanno prio” scrive Pino Apprendi che continua: “Al momento non distingui le sbarre alla finestra e nemmeno il rumore del blindo – sottolinea – non hai neanche la cognizione degli spazi, hai un tuo lettino bianco che non so da dove sia spuntato. Sai, questa terra è ultima anche in questo, non esistono istituti a custodia attenuata, le Icam dove tu dovresti stare, la più vicina si trova a Lauro, in provincia di Avellino, e poi a Venezia, a Torino, tu non dovresti stare in un carcere, tant’è che la direzione ha già segnalato a chi di competenza”.
Apprendi si sofferma anche sul suicidio di. M. T., 43 anni, avvenuto mercoledì scorso nello stesso carcere e sul quale è stata aperta un’inchiesta. “E’ il trentaduesimo caso in Italia, una percentuale altissima rispetto ai suicidi degli altri cittadini. Il detenuto era seguito da una equipe che aveva avuto il consenso di una comunità per ospitarlo, non appena si liberava il posto. Ma la fragilità di una persona è imprevedibile, i tempi di attesa, per qualsiasi cosa in carcere, sono moltiplicati rispetto ai lunghi tempi di attesa per il cittadino libero, dalla sanità impossibile alla autorizzazione di routine per una normale richiesta”.