La Chiesa ha da poco eletto il suo nuovo Papa, il 267° della storia, l’americano 69enne Robert Francis Prevost che ha l’arduo compito di farsi amare nel dopo Papa Francesco. Che il nuovo Pontefice fosse americano – al di là delle aspettative di chi pensava fosse italiano – era nell’aria. Per tanti motivi. Alcuni ce li spiega la comunità degli Agostiniani Scalzi che risiedono nella Chiesa Santa Maria dell’Itria di Marsala che con l’elezione di Papa Leone XIV ha vissuto un momento di grande emozione. A raccontarci l’importanza di un Papa agostiniano, del ruolo di Prevost e dei tanti significati dietro le prime parole pronunciate lo scorso 8 maggio dalla loggia della basilica di San Pietro in Vaticano, è padre Vincenzo Consiglio, parroco dell’Itria.
Padre Consiglio, un agostiniano è stato eletto Papa, Prevost è stato orgoglioso di dirlo nel suo primo discorso alla folla oceanica presente in Piazza San Pietro.
C’è da dire subito che agostiniani e agostiniani scalzi sono come una famiglia in cui i figli hanno personalità diverse ma lo stesso patrimonio culturale. D’altronde il Santo è lo stesso ma siamo scalzi perchè nel 1.500, dopo il Concilio di Trento, si chiese all’ordine di tornare alle origini, per essere più perseveranti, c’era stato difatti un rilassamento religioso. Poi l’Ordine agostiniano venne fondato nel 1.256. In quell’anno, Papa Alessandro IV costrinse i cappuccini, carmelitani, gesuiti, agostiniani – che lavoravano territorialmente – a scegliere tra la regola benedettina e quella agostiniana; due congregazioni si staccarono e si unirono abbracciando l’ordine di Sant’Agostino. Il Papa allora impose ai frati di scegliere.
Padre, lei ha conosciuto Papa Leone XIV?
Sì, ci siamo visti almeno due volte. Abbiamo concelebrato insieme agli altri fratelli agostiniani in occasione dei 750 anni dalla fondazione dell’Ordine nel 2006 a Pavia, nella Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro che custodisce la tomba di Sant’Agostino. Ricordo che il mio superiore generale si trovava in Brasile e allora andai io a Pavia in qualità di provinciale. Lì concelebrai gomito a gomito con Papa Leone XIV. Poi pranzammo tutti insieme. La seconda volta che lo vidi, fu a Roma per lo stesso motivo nella Basilica di Santa Maria del Popolo, sede degli agostiniani. Anche qui ritrovammo a concelebrare di nuovo e poi a vivere un conviviale rinfresco.
Chi è Papa Prevost?
Specifico subito che non è il primo papa agostiniano, ma il settimo; i primi sei furono papi dall’anno 900 fino al 1.200. Papa Leone XIV non è, né tradizionalista nè progressista, in Santa Sede era super partes. Prevost era stato eletto generale degli agostiniani mentre era missionario in Perù dove fu consacrato vescovo. Papa Francesco poi lo chiamò a Roma per la nomina a prefetto della Congregazione dei Vescovi, reggeva un Dicastero: tutti i vescovi del mondo passavano da lui. Dopo divenne cardinale. Tutti in Conclave quindi avevano avuto a che fare con lui, ecco perchè secondo me sono stati quasi subito concordi sul suo nome.
Una figura diversa sin dalla presentazione ai fedeli rispetto a Papa Francesco. Quali simboli si celano dietro la prima impronta che Papa Leone XIV ha voluto dare al mondo?
Il nuovo Pontefice ha pronunciato l’Ave Maria dalla loggia, nel giorno della Madonna di Pompei. Ha voluto riportare al centro la figura di Maria che è importante, ad esempio, nelle religioni ortodosse e quindi abbracciando anche quelle culture. Lo stemma episcopale che porta Prevost richiama Sant’Agostino nella frase “In illo uno unum”, una moltitudine di uomini e insieme di un uomo solo, poiché, pur essendo molti i cristiani, uno solo è Cristo. Nello stemma che porta con sé c’è anche un cuore che brilla, fiammeggiante, un cuore cioè vivo, leale, onesto, innamorato. E’ l’amore verso gli altri che è regola di carità.