Di fronte alla salvezza, è giusto festeggiare. Anche quando questa arriva in extremis, anche quando il percorso è stato tortuoso e complicato. Il Mazara chiude una stagione complicata con il traguardo minimo raggiunto, e il presidente Salvatore Asaro, nel corso della festa di fine anno, si è congratulato con i protagonisti sul campo e ha già rivolto lo sguardo al futuro, confidandoci la volontà di presentare domanda di ripescaggio oppure programmare un campionato di vertice. Le sue parole sono un misto di soddisfazione, delusione e orgoglio, come spesso accade nelle piazze che vivono di calcio e passione. “Festeggiare a risultato ottenuto è sempre bello. Noi ci abbiamo sempre creduto e alla fine l’obiettivo è stato raggiunto”.
Parole che sanno di liberazione dopo una stagione travagliata, ma anche di rivendicazione. Perché la salvezza non è piovuta dal cielo, ma è stata sudata, tra difficoltà e assenze. “Dal punto di vista dei risultati qualche difficoltà c’è stata – prosegue – ma l’impegno dei ragazzi non è mai mancato. Questo mi ha dato fiducia per continuare e cercare di salvare il Mazara a tutti i costi”. Una piazza, Mazara, che vive di passione per il calcio, ma con un ambiente freddo, quasi glaciale a tratti, nei confronti di una società che ha goduto di scarso credito tra tifosi e realtà locali. “Io sono stato da solo per tutta la stagione – si sfoga il presidente –, soltanto con l’aiuto di due o tre aziende che mi hanno dato una mano. E devo ringraziare loro, perché oltre a loro non c’era nessuno. Così non è tanto il calcio, ma lo sport in generale che in città muore. Se tutti se ne fregano, lo sport a Mazara è destinato a morire”. Parole dure, che non risparmiano nessuno. A parte i tifosi che nell’ultima gara interna della stagione, quella contro il Valderice, sono tornati a far sentire il loro calore allo stadio: “Ringraziamo i tifosi che sono venuti a sostenerci nell’ultima gara interna della stagione. Ci sarebbe piaciuto averli con noi fin dall’inizio affinché fossero non tanto vicini alla società, ma vicini a questi ragazzi, per incoraggiarli. Purtroppo anche loro hanno le proprie idee e io devo accettarle, non posso fare altro”.
Una riflessione amara, che racconta anche quanto il club abbia dovuto lottare contro scetticismo e anche istituzioni. Tanti i sassolini nelle scarpe, come ammette lo stesso presidente “Più che sassolini sono sassi enormi, però preferisco tenermeli per me, ormai ho i calli ai piedi e dunque ci ho fatto l’abitudine…”. Adesso però c’è un domani da costruire, e il Mazara vuole esserci. E vuole farlo con ambizione. Il primo obiettivo è chiaro: “Il Mazara di domani – annuncia Asaro – sta pensando a quando si apriranno i termini per poter presentare una richiesta di ripescaggio in Eccellenza. E se questo non dovesse accadere, allora noi faremo una squadra che possa ambire a poter vincere il campionato di Promozione”. Una linea netta, che non prevede transizioni morbide. La squadra dovrà essere competitiva. E possibilmente ancora costruita su questo gruppo, formato quasi esclusivamente da mazaresi, che ha mostrato compattezza e attaccamento ai colori nonostante mille e più difficoltà. “Per quanto mi riguarda sono tutti riconfermati. Quando tu riesci a creare un gruppo del genere, unito in questo modo, in primis vuol dire che noi li abbiamo trattati bene e che i ragazzi si sono sentiti trattati bene. Ed è per questo che loro hanno dato sempre l’anima per questi colori, dunque questo è il minimo che io possa fare”. Riconfermare chi ha combattuto fino all’ultimo, tentare il salto di categoria, o costruire un Mazara da vertice: la linea, insomma, è chiara. Adesso, però, serve che anche la città, gli imprenditori, le istituzioni e soprattutto il pubblico, faccia la sua parte. Altrimenti, l’amara profezia del presidente rischia di avverarsi: e se nessuno sosterrà i colori gialloblu con fatti concreti, il pallone rischia di non rotolare più.